Ateneo, prove per riaprire a settembre 

Al via gli incontri per riorganizzare la didattica in presenza, tra sanificazioni e revisione degli spazi. Il nodo dei costi

L’AQUILA. Lezioni, esami e corsi on line, se protratti anche per il prossimo anno accademico, oltre a svilire la didattica, rischiano di precipitare l’economia aquilana in un baratro ancor più profondo di quanto non lo sia ora. Basti pensare al mercato degli affitti. Immaginare che la prima industria cittadina, l’Università, possa trasformarsi in un ateneo telematico qualsiasi non sembra essere una prospettiva esaltante. Lo sanno bene, dentro e fuori l’Ateneo. E mentre la fase 2, con la parziale riapertura dell’attività laboratoriale dall’11 maggio scorso – seppur con diverse stringenti limitazioni – muove a fatica i suoi passi, l’Università s’interroga sul proprio futuro.
RIAPRIRE SÌ O NO? La parola d’ordine è cautela. Tuttavia, l’Università guarda già a settembre per la riapertura dell’attività in presenza. L’indirizzo nazionale è quello di far ripartire tutto “dal vivo” – situazione sanitaria permettendo – dalle lezioni agli esami all’attività laboratoriale e di ricerca, anche se il dibattito tra chi vorrebbe prolungare la fase telematica e chi è pronto a decretarne la fine è ancora vivo. Se per i mesi di giugno e luglio le indicazioni sono quelle di continuare con la modalità on line, in vista di settembre si stanno attivando le procedure per pensare a una riapertura pressoché totale. È un problema organizzativo, ma anche di costi di gestione per fornire tutto il personale di dispositivi di protezione individuale, assicurare e realizzare infrastrutture adeguate e ridisegnare gli spazi, dopo averli adeguatamente sanificati. Insomma, una bella sfida per il rettore Edoardo Alesse e i collaboratori. NOVITÀ IN VISTA. Al via, in Ateneo, una serie di riunioni tecnico-organizzative per riorganizzare tempi, modi e luoghi dell’attività. I primi punti fermi – e dunque la prima sfida della fase 3 – sono le date dei test per l’accesso ai corsi a numero chiuso dell’area medica: si terranno il 3 e l’8 settembre, in presenza. Il ministero ha stabilito che gli studenti li sosterranno nella sede universitaria più vicina alla residenza, a prescindere dalla quella scelta per l’iscrizione. Dal decreto Rilancio – che stanzia 290 milioni per le Università italiane – l’altra buona notizia del “raddoppio” della no tax area, ovvero l’allargamento della fascia entro la quale non si pagano le tasse. Se finora l’esenzione è per chi ha un reddito Isee inferiore a 12mila euro, in futuro la fascia sarà ampliata fino a 24mila euro, con varie modulazioni tra gli esenti totali e quelli in percentuale. La proroga di un anno ai dottorandi per terminare il ciclo retribuito, e la quota parte dei 5mila posti a livello nazionale da ricercatore tempo determinato di tipologia B (50/60 posti all’Aquila) per il 2020-2021 sono ulteriori elementi che lasciano intravedere un futuro meno nero.
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