la tragedia

Avezzano, bimbo morto sotto al trattore. Il testimone: «Una scena terribile»

La disperazione dell’uomo che era insieme al minorenne fino a pochi istanti prima che il padre lo travolgesse

AVEZZANO. »Perché? Perché mi è accaduto questo… una scena terribile, povero bambino. Sono disperato». Francesco Berardicurti non si dà pace. «Era felice di riportare i pomodori al padre», va avanti, «è tornato anche indietro per ringraziarmi. Ci vogliamo bene. Sono brave persone. È una tragedia». Berardicurti spesso era in compagnia del piccolo, che di pomeriggio gli faceva compagnia mentre coltivava l’orto.

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«Sarebbero bastati due minuti in più e non sarebbe successo nulla», conclude, «perché al padre mancavano solo due solchi e aveva finito». «Siamo senza parole», dice Marco Mazzulli, il fratello di Cristina, la madre del piccolo che ha perso la vita. Insieme a sua moglie è stato tra i primi ad arrivare e ad abbracciare stretta sua sorella. «Aveva solo otto anni e mezzo, faceva la quarta, alla scuola di via delle Industrie» conclude, «è dura da accettare». La famiglia Mazzulli è originaria di Cerchio, li conoscono tutti come persone oneste e discrete. Un altro fratello della madre Cristina, Massimiliano, è il responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Pescasseroli. La famiglia Di Benedetto è molto conosciuta ad Avezzano. I fratelli di Maurizio Di Benedetto, sono Gabriele, commerciante e Francesco, geometra e noto insegnante di judo della palestra Budokai. Il piccolo Stefano portava il nome di un altro fratello del padre, morto a Pomezia a dicembre del 2005, in un tragico incidente sul lavoro, schiacciato da un cancello. Aveva solo 35 anni e la sua morte dieci anni fa, gettò nello sconforto la comunità di Avezzano. «Di Benedetto è un lavoratore, fa l’imbianchino ma si arrangia a fare tutto» dice un vicino, «il padre, Giuseppe, ha lavorato le terre per una vita intera e lui ha continuato a farlo e portava con sé il suo piccolo figlio. Non doveva andare così». (m.t.)

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