Avezzano: piede amputato e due infarti, ma l’Inps gli nega la pensione

Dramma di un malato 67enne. Il figlio: "Da inizio anno abbiamo scoperto che non ha diritto ai 900 euro mensili"

AVEZZANO. L’Inps gli toglie la pensione di invalidità e quella di accompagno dopo l’intervento chirurgico, le terapie continue e una accertata invalidità del cento per cento. È accaduto a un pensionato marsicano, M.T., 67 anni, originario di Oricola, costretto a vivere un dramma a causa delle sue precarie condizioni di salute, ma attualmente rimasto anche senza pensione per le cure.

Questa è la storia di un dializzato in gravi condizioni, che ha subito la settimana amputazione di una parte del piede, che non cammina e che ha avuto due infarti prima di Natale. L’anziano è stato anche operato dieci giorni fa per una ricostruzione di una parte della vena aorta ed è stato sei ore sotto i ferri. Insomma, una persona con gravissime patologie e che di certo non può essere autonomo.

Non la pensano così, però, i medici dell'Inps che dopo una visita di accertamento annuale hanno deciso di togliere le due pensioni aggiuntive, lasciandolo con 600 euro al mese e tutte le cure e gli spostamenti a suo carico.

«Abbiamo scoperto», racconta il figlio del pensionato, «che improvvisamente non ha più diritto a nulla, come era invece accaduto fino a ora, dopo il primo accertamento delle sue gravi condizioni di salute. Ora che è peggiorato, però, l’Istituto di previdenza ha preso questa decisione che ci lascia allibiti».

Sono stati avvisati tramite una lettera con il documento della commissione Inps che dice no alle pensioni di circa 900 euro che ha percepito fino al 31 dicembre del 2014. «Ho decine e decine di cartelle cliniche che attestano lo stato di salute di mio padre», continua il giovane, «ma l'unico modo per dissentire su questa decisione è avviare una procedura legale».

L’anziano deve anche fare quattro sedute di dialisi alla settimana, tutto a proprie spese. Secondo quanto emerso dalla visita, inoltre, non ha neanche diritto a una persona che l'accompagni in queste situazioni di grandi difficoltà. In un primo momento i familiari avevano pensato a un errore, poi però hanno chiesto informazioni ed è stato loro risposto dalla Asl che l'unica soluzione è quella di rivolgersi a un avvocato e presentare un ricorso, in modo da opporsi alla decisione della commissione medica che ha prima deciso una cosa e poi è tornata sui suoi passi. «Saremo costretti a fare ricorso», spiega il figlio dell'anziano, «ma chi pagherà se dovesse scoprirsi, come speriamo, che si tratta di un errore?».

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