Bertinotti: la città torni protagonista delle scelte future

L’ex presidente della Camera strizza l’occhio a Ingroia «Classe dirigente colpevole, speranza dalla società civile»

L’AQUILA. «La campagna elettorale in atto acutizza la crisi della politica, del tutto inadeguata alla situazione che il Paese sta vivendo». Ha risposto così l'ex segretario di Rifondazione comunista ed ex presidente della Camera Fausto Bertinotti, a chi ieri gli ha chiesto – nel corso del convegno «La partecipazione per uscire dalla crisi» organizzato dall’Ufficio comunale alla Partecipazione – un’opinione sulla campagna elettorale. Bertinotti non pronuncia esplicitamente i nomi di Vendola o Ingroia come leader da sostenere in questa competizione elettorale. Lasciando, però, intendere che «nella crisi profonda di legittimità dell'intera classe dirigente» la speranza sta «nei movimenti della società civile». L’ex presidente della Camera sostiene i movimenti civici, perché «quella del partito delle toghe è una scommessa fuori dal recinto per cui mi sto impegnando, ma non partecipo a questa corsa elettorale». Competizione che «dovrebbe riuscire a rispondere ai problemi della gente», ha aggiunto, «come quello enorme della disoccupazione». Accanto a lui l’assessore comunale Fabio Pelini, la sindacalista Cgil Rita Innocenz i e Lina Calandra. «Ma ci rendiamo conto», ha incalzato Bertinotti, «che sono all’ordine del giorno crisi in banche, enti e imprese pubbliche? La classe dirigente è responsabile di questo. La politica oggi è povera perché c’è solo un modello di società, che si riconosce in un’Europa dove la Bce conta più dei governi». Prima del convegno Bertinotti ha fatto un giro nel centro storico della città: «Pensare che qui possa tornare la vita mi resta difficile», ha detto. «Il rischio è che questa città, anche se piena di storia, diventi un non-luogo». Quanto alla partecipazione, ha aggiunto: «La prima forma di partecipazione è la vita. E se un luogo è desertificato», ha detto riferendosi all'Aquila «devastata dal terremoto e dai gestori di terremoto, non ci sarà mai una ricostruzione partecipata. L’unico suggerimento è che questa volta la ricostruzione, nella stanchezza generale della politica, ricominci proprio da questi processi di partecipazione». (m.g.)

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