Blitz pro Palestina al supermercato Carrefour: sono 10 i manifestanti denunciati

Accusati di violenza privata gli attivisti pro Palestina entrati nel negozio di corso Vittorio Emanuele. L’imprenditore De Angelis: «interrotta l'attività con clienti bloccati e spaventati, c’erano anche bambini»
L’AQUILA. Denunciati per violenza privata 10 manifestanti che nel giorno delle celebrazioni del 25 aprile hanno fatto irruzione all’interno del punto vendita Carrefour Express di corso Vittorio Emanuele, in pieno centro storico. L’attività investigativa della Digos dell’Aquila ha consentito di individuare volti e nomi degli attivisti, quasi tutti aquilani e collegati alla Bds Italia - movimento che sostiene la Palestina promuovendo azioni di boicottaggio contro Israele -, ritenuti responsabili di aver «promosso una pubblica manifestazione non ritualmente preavvisata all'autorità di pubblica sicurezza, negando all’atto di inizio della stessa ogni tipo di indicazione sulle modalità di svolgimento», è scritto sull’informativa che la polizia ha consegnato alla procura. Ma non solo. Tutti e dieci sono indagati anche per violenza privata, reato che si configura «attraverso una minaccia indiretta costringendo gli altri a fare, tollerare od omettere qualche cosa». I manifestanti, secondo gli inquirenti, hanno messo a rischio gli interessi del supermercato e dei clienti che «increduli e impauriti hanno lasciato alla cassa la spesa per uscire dall’attività commerciale».
I FATTI
È venerdì 25 aprile, quando un gruppo di una ventina di manifestanti ha fatto irruzione con striscioni, sudari di stoffa bianca macchiata di vernice rossa a simulare il sangue, per criticare presunte connessioni della catena dei supermercati con il sistema economico israeliano. A riportare il fatto, attraverso i social, è l'imprenditore Marcello De Angelis denunciando «l’interruzione dell'attività del supermercato, con clienti bloccati e spaventati, tra cui alcuni bambini». Contro il marchio da tempo, movimenti come Bds (Boicottaggio, disinvestimento, sanzioni) hanno lanciato una mobilitazione per denunciare le complicità con il «sistema israeliano di colonialismo, occupazione e apartheid». L’imprenditore aveva segnalato anche lanci di oggetti e insulti ai dipendenti. I manifestati, però, negano parlando di semplice flashmob.
MODALITÀ INTIMIDATORIA
Dall’informativa ora in mano alla Procura risulta invece «la modalità estemporanea e intimidatoria con la quale il gruppo di manifestanti ha proceduto all’interno del supermercato». Tutti i presenti hanno dichiarato «di aver avvertito una situazione di timore e turbamento che se pur non manifestatasi mediante una minaccia diretta nei loro confronti ha creato comunque uno stato di ansia e preoccupazione». Dei cinque dipendenti ascoltati, l’addetta alla corsia di fronte all’ingresso ha riferito di aver «notato quindici persone che entravano in silenzio con gli stracci e le mani rosse. A quel punto alcuni clienti increduli e impauriti hanno lasciato la spesa per uscire». Il titolare, visto il caos, ha inviato gli attivisti a recarsi fuori, ma non è stato ascoltato.
CLIENTI IMPAURITI
A quel punto uno di loro, rivolgendosi a De Angelis con segno di sfida, ha affermato: «Il Carrefour è complice del genocidio». Tutti i presenti hanno riferito agli inquirenti di aver avuto paura. «È stato inquietante soprattutto perché i manifestanti sono entrati in silenzio e alcuni di loro avevano il volto travisato» e ancora «non sapevo cosa sarebbe potuto accadere e la cosa mi ha molto intimorito». Tensione proseguita anche all’esterno perché alcuni attivisti avrebbero ingiuriato il titolare del negozio e lanciandogli contro gli abiti sporchi di vernice. Le informative raccolte dalla polizia sono state consegnate in maniera dettagliata alla Procura dell’Aquila per la valutazione di eventuali ipotesi di reato, non si escludono ulteriori sviluppi.