Buoni milionari in soffitta

Ereditati certificati per 50.000 lire, oggi valgono una fortuna

SULMONA. Pensavano di aver trovato un piccolo tesoro in quel baule nascosto sulla soffitta di casa. Un pacchetto di buoni postali che la madre, una commerciante e nobildonna di Celano, aveva acquistato tra il 1936 e il 1940 pensando al futuro della sua famiglia. Era il luglio del 1969 e mentre Armstrong camminava sulla luna, le due figlie di Santina Santucci si recarono da un legale per riscuotere i 21 buoni ritrovati in soffitta che da 50 mila lire erano già una piccola fortuna. Ma dalle Poste non ottennero nulla e avviarono un contenzioso che dura ancora oggi e che potrebbe portare nelle casse della famiglia diversi milioni di euro. Questa è la stima approssimativa fatta dal legale sulmonese, Alessandro Margiotta, che a distanza di 42 anni dalla prima richiesta di riscossione, è tornato nuovamente alla carica per ottenere il pagamento dei buoni postali, finiti per il momento sotto il vetro di una cornice, ad abbellire il salotto di casa della famiglia. Una nuova determinazione, quella del legale, che arriva alla luce di un caso analogo in provincia di Chieti, raccontato dal Centro. Sono in tutto 21 i buoni, con scadenza decennale, lasciati in eredità dalla signora Santina: sette da 500 lire, sei da 1000 lire e 8 da 5 mila lire. La donna li aveva nascosti all'interno di un baule e alla sua morte, le figlie, rovistando in soffitta, li hanno trovati in mezzo ad altri documenti.

Subito si attivarono inviando una diffida alle Poste per ottenere la restituzione del denaro e quindi la riscossione dei buoni. Ma la diffida inoltrata nel 1969 da un avvocato di Avezzano restò inevasa così il contenzioso rimase sospeso in attesa di essere definito. Pochi mesi fa, l'ultima delle figlie, ora 90enne, che dal 1947 si era trasferita a Sulmona dove aveva sposato un uomo del posto, insieme ai nipoti è tornata alla carica reiterando la richiesta alle Poste.

«Abbiamo provveduto a inviare una nuova diffida», spiega l'avvocato Margiotta, «sia alle Poste italiane che alla banca d'Italia e alla Cassa depositi e prestiti, perché competenti alla erogazione delle somme. Devo dire che si tratta di una questione assai complessa perché la controparte eccepirà sicuramente l'intervenuta prescrizione del diritto, in forza di un groviglio normativo succedutosi nel tempo. Al contrario», prosegue l'avvocato, «possiamo sostenere che in questi casi non esiste alcuna prescrizione e quindi sarà intrapreso un giudizio civile per arrivare alla riscossione dei buoni postali che ad oggi potrebbero costituire un piccolo tesoro che ammonta a diversi milioni di euro di valore».

La cifra non è stata quantificata nell'esattezza perché il calcolo della rivalutazione e degli interessi è piuttosto complicato e dovrà essere affidato a un esperto del settore.

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