Calcio in lutto per Carlo Facchin I tifosi: «È stato un nostro idolo» 

Allenatore dell’Avezzano in tre stagioni, ex bomber di A. Ricordato per lo storico duello col Francavilla Il ricordo: «Era un grande motivatore, dalla forte personalità: magnifici momenti con i biancoverdi»

AVEZZANO. I tifosi dell’Avezzano calcio piangono un loro idolo, Carlo Facchin, scomparso all’età di 84 anni a Roma, dove abitava dal 1970, ai tempi in cui giocava nella Lazio (in biancoceleste chiuse la sua carriera da bomber). Facchin è stato allenatore dell’Avezzano calcio nei campionati 1974/75 (Eccellenza) e 1975/76 (serie D) e in un breve periodo nel 1985/86 (Eccellenza). «La sua permanenza in città», lo ricorda il giornalista Eliseo Palmieri, che per decenni ha seguito le gesta dei biancoverdi, «ha segnato un periodo felice per la squadra biancoverde perché l’entusiasmo della tifoseria era sempre al massimo per i successi a catena di una compagine che, oltre a essere ben attrezzata tecnicamente con giocatori validissimi, aveva la fortuna di avere in panchina un allenatore, Carlo Facchin, che da poco aveva appeso le scarpette al chiodo e che aveva una personalità forte, determinata, di un vero e proprio motivatore, in possesso di una spiccata mentalità vincente».
L’Avezzano il primo anno in Eccellenza, con Facchin alla guida, ingaggiò un duello all’ultimo respiro con il Francavilla del patron Luciani, altra squadra in possesso di una rosa di giocatori di prim’ordine, un vero squadrone, che però trovò sulla sua strada l’Avezzano di Facchin, che non mollava di un centimetro. Un testa a testa che si decise alle ultime tornate, con l'ombra, poi rivelatasi veritiera, di qualche partita “addomesticata” dal Francavilla, nel tentativo di far pendere l’ago della bilancia in suo favore in vista del rush finale. La società biancoverde denunciò il presunto illecito e la Giustizia sportiva le dette ragione, penalizzando il Francavilla di alcuni punti in classifica, permettendo così alla squadra di Facchin di salire in serie D. Sempre con il tecnico veneto in panchina (era originario di Portogruaro), Cimarra e compagni, anche nella nuova categoria, ingaggiarono un acceso ed entusiasmante duello con la rivale del momento, la Paganese, che, alla fine la spuntò per un solo punto di vantaggio, salendo in serie C, lasciando ai biancoverdi una forte amarezza e un rimpianto per non aver centrato la promozione.
La formazione dell’Avezzano di Facchin, di quel felicissimo periodo, era la seguente: Gigli, Monteleone, De Simone, Asnicar , Paolini, Cappelli, Durazzi, Cimarra (capitano), Pomponio (Catarinacci), Speranza, Oddo.
«I tifosi avezzanesi», conclude Palmieri, «ringraziano ancora oggi Carlo Facchin per aver fatto vivere loro quei magnifici momenti, suscitando gioia, spensieratezza ed entusiasmo».
Negli anni passati fu premiato da Tonino Murzilli, storico presidente del club Fedelissimi.
Facchin, in serie A, giocò con Catania. Vestì anche le maglie di Torino (nelle cui file nella stagione 1967-1968 si piazza tra i migliori cannonieri della serie A), Lanerossi Vicenza e Almas Roma. (r.rs.)
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