Emanuele Anzini, il carabiniere di Sulmona morto nel Bergamasco: domani avrebbe compiuto 42 anni

SULMONA

Carabiniere ucciso nel Bergamasco, il dolore della famiglia

Emanuele Anzini lascia la madre Eleonora, la figlia Sara e la sorella Katia. Mazzetti (Fsp polizia): "I veri encomi li merita chi va in strada per quattro spiccioli"

SULMONA. Domani avrebbe compiuto 42 anni, Emanuele Anzini il carabiniere originario di Sulmona, investito e ucciso da un'auto a un posto di controllo nel Bergamasco.

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Nel capoluogo peligno, dove vivono la madre Elenora, la sorella Katia e la figlia Sara, la notizia è stata accolta con sgomento e dolore da quanti lo conoscevano, increduli per una tragedia assurda e inspiegabile. Questa mattina, il capitano della compagnia di Sulmona Maurizio Dino Guida ha avuto il triste compito di informare i familiari recandosi nell'abitazione della madre dell'appuntato. Il carabiniere tornava spesso a Sulmona, l'ultima volta sabato scorso proprio per stare vicino all'anziana madre che non gode di ottime condizioni di salute. Nel 2015, il carabiniere venne distaccato per sei mesi nella compagnia di Sulmona, proprio per consentirgli di stare più vicino alla famiglia. La figlia Sara, che ha 19 anni, proprio in questi giorni è impegnata nel sostenere gli esami di diploma nell'istituto commerciale De Nino - Morandi.

Sulla tragica morte del militare abruzzese, interviene Valter Mazzetti, segretario generale dell’Fsp polizia di Stato."Voglio esprimere a nome mio e di tutta la Fsp polizia", scrive Mazzetti, "profondo cordoglio per la morte di Emanuele Anzini alla sua famiglia, ai suoi amici, a tutti i colleghi dell’Arma dei carabinieri. Questa è una giornata tragica che viviamo con profonda empatia, consci come siamo di cosa significhi andare a svolgere servizio per le strade del Paese. Oggi in molti affermano che morire così è assurdo, ma il dramma sta proprio nel fatto che non lo è. Morire così per chi porta la divisa è purtroppo una durissima realtà. Situazioni impensabili e apparentemente routinarie che in un secondo si trasformano in un inferno: ecco cosa fronteggia nell’interminabile ripetersi delle sue normali giornate chi fa il nostro lavoro. Ecco perché sarebbe davvero utile che tutti riflettessero sul significato, sul valore e sul sacrificio che comporta garantire la sicurezza. Ecco perché è giusto dire a voce alta che i veri encomi li merita chi, per quattro spiccioli, quotidianamente va in strada dove tutto può succedere, dove tutto, purtroppo, succede”.