Carispaq, Fondazione interroga Barattelli
L’imprenditore amico della toscana Btp deve esibire tutti gli atti del consorzio Federico II
L’AQUILA. Ha dovuto spiegare i suoi rapporti con la Btp degli indagati Fusi e Di Nardo. Ora, Ettore Barattelli dovrà tirare fuori tutte le carte della costituzione del consorzio «Federico II», il cavallo di Troia che ha permesso lo sbarco all’Aquila della cricca degli appalti.
L’AUDIZIONE. La Fondazione Carispaq, di cui è componente Barattelli (che è anche vicepresidente dell’Ance L’Aquila, l’associazione dei costruttori; consigliere d’amministrazione della Carispaq; membro dell’assemblea dei soci della Fondazione e presidente del consorzio «Federico II»), vuole andare fino in fondo nella vicenda che vede coinvolto il consorzio. Un pool di imprese nato per aggiudicarsi i lavori del post-terremoto e frutto del matrimonio tra un gruppo di tre aziende aquilane («Fratelli Ettore&Carlo Barattelli srl», «Vittorini Emidio costruzioni srl» e «Marinelli ed Equizi srl») con la toscana Btp (Baldassini-Tognozzi-Pontello), uno dei colossi del mattone in Italia, finito nella bufera nell’ambito dell’inchiesta su appalti e corruzione partita da Firenze e approdata anche alla Procura dell’Aquila.
Nei giorni scorsi il collegio di presidenza della Fondazione Carispaq ha convocato Barattelli al quale ha chiesto informazioni dirette su quegli aspetti della vicenda che sono di interesse dell’assemblea dei soci. All’imprenditore aquilano è stato dato un termine entro il quale dovrà esibire tutta la documentazione (atti, contratti, delibere del cda) relativa prima alla formazione, e poi all’attività successiva, del consorzio nel mirino. Al termine dell’istruttoria il collegio di presidenza deciderà sulla posizione di Barattelli il quale, in questa vicenda, pur non risultando indagato, ha giocato su più tavoli. Si è messo a capo del consorzio (nato il 15 maggio 2009) dopo una serie di viaggi della speranza a palazzo Chigi dove anche gli imprenditori aquilani facevano la fila, così come emerge dalle carte del procedimento, allo scopo di accreditarsi e di cercare appoggi per gli appalti della ricostruzione.
Poi ha preso appalti dalla Carispaq, banca di cui è consigliere d’amministrazione, eseguiti da ditte sue o, comunque, collegate. Appalti privati, questi. Ma anche appalti pubblici come quello per la costruzione della scuola media Carducci (una scuola provvisoria da 7,3 milioni di euro) oppure il restauro di alloggi alla caserma Pasquali. Oltre al capitolo-puntellamenti in centro storico, lavori ottenuti dal Comune. Appalti ottenuti col socio del consorzio Riccardo Fusi che, nell’ambito dell’inchiesta fiorentina su appalti e corruzione, ha evitato l’arresto, chiesto dal pm e non concesso dal gip.
VERDINI. Il consorzio «Federico II» nasce, proprio allo scopo di prendere appalti all’Aquila nel dopo-sisma, sotto gli auspici del coordinatore nazionale del Pdl Denis Verdini, lo stesso che pochi giorni fa ha detto agli aquilani di riempire tanti pullman per andare a ringraziare Berlusconi a Roma per aver fatto le case antisismiche. Lo stesso esponente nazionale del partito del premier ha ammesso, nell’interrogatorio davanti ai pm fiorentini, «di aver raccomandato» il presidente dell’impresa Btp, Fusi, «perché avesse qualche appalto in Abruzzo. Anche perché era in un momento in cui lavorava poco». Verdini ha parlato «delle difficoltà economiche della Btp» e del fatto che «se può aiutare un’impresa con 3mila dipendenti lo fa». Lo stesso esponente Pdl chiamò al telefono, il 17 giugno 2009, l’imprenditore Riccardo Fusi, indagato per corruzione, e gli passò il presidente della Regione Gianni Chiodi.

L’AUDIZIONE. La Fondazione Carispaq, di cui è componente Barattelli (che è anche vicepresidente dell’Ance L’Aquila, l’associazione dei costruttori; consigliere d’amministrazione della Carispaq; membro dell’assemblea dei soci della Fondazione e presidente del consorzio «Federico II»), vuole andare fino in fondo nella vicenda che vede coinvolto il consorzio. Un pool di imprese nato per aggiudicarsi i lavori del post-terremoto e frutto del matrimonio tra un gruppo di tre aziende aquilane («Fratelli Ettore&Carlo Barattelli srl», «Vittorini Emidio costruzioni srl» e «Marinelli ed Equizi srl») con la toscana Btp (Baldassini-Tognozzi-Pontello), uno dei colossi del mattone in Italia, finito nella bufera nell’ambito dell’inchiesta su appalti e corruzione partita da Firenze e approdata anche alla Procura dell’Aquila.
Nei giorni scorsi il collegio di presidenza della Fondazione Carispaq ha convocato Barattelli al quale ha chiesto informazioni dirette su quegli aspetti della vicenda che sono di interesse dell’assemblea dei soci. All’imprenditore aquilano è stato dato un termine entro il quale dovrà esibire tutta la documentazione (atti, contratti, delibere del cda) relativa prima alla formazione, e poi all’attività successiva, del consorzio nel mirino. Al termine dell’istruttoria il collegio di presidenza deciderà sulla posizione di Barattelli il quale, in questa vicenda, pur non risultando indagato, ha giocato su più tavoli. Si è messo a capo del consorzio (nato il 15 maggio 2009) dopo una serie di viaggi della speranza a palazzo Chigi dove anche gli imprenditori aquilani facevano la fila, così come emerge dalle carte del procedimento, allo scopo di accreditarsi e di cercare appoggi per gli appalti della ricostruzione.
Poi ha preso appalti dalla Carispaq, banca di cui è consigliere d’amministrazione, eseguiti da ditte sue o, comunque, collegate. Appalti privati, questi. Ma anche appalti pubblici come quello per la costruzione della scuola media Carducci (una scuola provvisoria da 7,3 milioni di euro) oppure il restauro di alloggi alla caserma Pasquali. Oltre al capitolo-puntellamenti in centro storico, lavori ottenuti dal Comune. Appalti ottenuti col socio del consorzio Riccardo Fusi che, nell’ambito dell’inchiesta fiorentina su appalti e corruzione, ha evitato l’arresto, chiesto dal pm e non concesso dal gip.
VERDINI. Il consorzio «Federico II» nasce, proprio allo scopo di prendere appalti all’Aquila nel dopo-sisma, sotto gli auspici del coordinatore nazionale del Pdl Denis Verdini, lo stesso che pochi giorni fa ha detto agli aquilani di riempire tanti pullman per andare a ringraziare Berlusconi a Roma per aver fatto le case antisismiche. Lo stesso esponente nazionale del partito del premier ha ammesso, nell’interrogatorio davanti ai pm fiorentini, «di aver raccomandato» il presidente dell’impresa Btp, Fusi, «perché avesse qualche appalto in Abruzzo. Anche perché era in un momento in cui lavorava poco». Verdini ha parlato «delle difficoltà economiche della Btp» e del fatto che «se può aiutare un’impresa con 3mila dipendenti lo fa». Lo stesso esponente Pdl chiamò al telefono, il 17 giugno 2009, l’imprenditore Riccardo Fusi, indagato per corruzione, e gli passò il presidente della Regione Gianni Chiodi.
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