Orsetti morti, il pericolo era già noto: altri animali già annegati nell’invaso

Il sindaco promette «massima collaborazione». L’area doveva essere protetta da una recinzione. Prima denuncia di un’associazione ambientalista
SCANNO. La procura di Sulmona ha aperto un’inchiesta, al momento contro ignoti, «per uccisione di animali» dopo la morte di orsi trovati annegati all’interno di una vasca artificiale in località Colle Rotondo, nel territorio di Scanno. Ma presto potrebbero scattare i primi avvisi di garanzia. Se è vero che si era a conoscenza della pericolosità dell’impianto, vista la morte, in precedenza, di altri animali (cani da caccia, volpi e tassi). Gli orsi sono finiti nel bacino d’acqua situato a circa 1.600 metri di altitudine. Secondo le prime ricostruzioni, il lago, un tempo usato per alimentare gli impianti di innevamento della stazione sciistica non più funzionante, era privo di barriere protettive.
L’attenzione è rivolta alla mancata messa in sicurezza dell’area, nonostante fosse noto il rischio per una specie protetta come l’orso bruno marsicano. Secondo una prima ricostruzione, gli orsi sarebbero scivolati lungo le sponde, non riuscendo più a risalire. Sul posto sono intervenuti i carabinieri forestali di Sulmona e dell’Aquila, il personale veterinario della Asl, i guardiaparco e i tecnici del Parco nazionale. Le carcasse sono state sequestrate e trasferite prima alla facoltà di Medicina veterinaria dell’Università di Teramo per alcuni approfondimenti diagnostici e poi all’Istituto zooprofilattico per le analisi necroscopiche e tossicologiche che serviranno ad accertare con precisione le cause del decesso.
Oltre all’annegamento, infatti, non si esclude la presenza di eventuali sostanze contaminanti nelle acque. A tal proposito si sta valutando di interessare l’Arta per l’analisi delle acque. «Siamo a completa disposizione degli inquirenti. Non abbiamo ricevuto, al momento, ulteriori indicazioni» afferma il sindaco di Scanno, Giovanni Mastrogiovanni, che ha effettuato un sopralluogo sul posto. Al centro delle indagini lo stato dell’invaso e l’inefficacia delle misure adottate per metterlo in sicurezza, aspetto su cui è intervenuto anche il Wwf sollevando dubbi sulla gestione del bacino e chiedendo «interventi strutturali urgenti su tutto il territorio».
I due cuccioli, entrambi maschi, avevano circa un anno e mezzo. A scoprirli è stato un cittadino che ha notato le carcasse galleggiare, insieme a quelle di una decina di rane. L’uomo ha subito avvertito i carabinieri. Il fatto in una zona esterna a quella del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Il Parco ha precisato che non si tratta dei figli dell’orsa Amarena. L’invaso artificiale di innevamento di Scanno era già stato oggetto di interventi di messa in sicurezza da parte dell’associazione Salviamo l’Orso, nel 2021. Erano state installate quattro griglie metalliche poggiate sulle sponde dell’invaso, scivolose a causa dei teli in plastica.
Le stesse, però, erano state distrutte dal peso della neve e del ghiaccio che in inverno ricopre l’invaso. In passato sono morti nell’invaso 4 cani di un cacciatore, volpi e tassi. Fatto che confermerebbe la grande pericolosità dell’impianto. «Oggi rimane la magra consolazione che, nonostante tutto, tante di queste trappole sono state disattivate grazie ai fondi e all’impegno di privati cittadini che operano nell’interesse di intere comunità abbandonate da amministrazioni come quella di Scanno» insorge Salviamo L’Orso. Intanto l’Associazione italiana difesa animali e ambiente (Aidaa) chiede alle autorità del Parco di «rendere pubbliche il prima possibile le cause della morte e annuncia la presentazione di un esposto».
©RIPRODUZIONE RISERVATA