Casette post-sisma nel Prg Il Comune ne salva 1.500

Nel testo che approda in consiglio si rendono definitivi gli alloggi provvisori La mega-sanatoria tiene fuori quelli non autorizzati e oltre i limiti di superficie

L’AQUILA. Salve 1500 casette, bocciate oltre tremila. La megasanatoria dei manufatti provvisori, realizzati sulla scorta della delibera 58 adottata in piena emergenza post-terremoto (25 maggio 2009), entra nel progetto urbanistico della città del futuro. E lo fa dalla porta principale. Cioè da quel Piano regolatore generale che non verrà certamente varato entro la fine del Cialente-bis, ma che, tuttavia, oggi fa il suo ingresso in consiglio comunale. Visto che all’ordine del giorno della seduta di stamani (9,30, aula Tullio de Rubeis della sede di Villa Gioia), tra le altre cose, c’è anche la presa d’atto dello stato di avanzamento della procedura formativa e l’assunzione della proposta in prima stesura del nuovo Prg, con l’avvio della fase partecipativa e il prosieguo delle attività. Che andranno avanti con la trasmissione dell’atto alla Provincia da dove tornerà di nuovo in aula consiliare per l’approvazione definitiva.

Nel documento urbanistico è contenuto, infatti, un riferimento specifico a questo tipo di abitazioni che alcuni hanno realizzato secondo le regole e altri no. Tanto che si vedono casette provvisorie da 130 metri quadrati spesso vicino ai fiumi oppure in altre zone pericolose oppure ancora con gli scarichi sui terreni. Ora, a otto anni dal terremoto, evitando accuratamente di prendere una decisione, magari impopolare, prima delle elezioni, l’amministrazione comunale di centrosinistra ha rimandato la palla alla prossima consiliatura.

La scelta di far diventare definitive delle soluzioni abitative «di carattere straordinario e transitorio, periodo di validità 36 mesi» (articolo 2 della delibera 58) è destinata a far discutere parecchio. Soprattutto alla luce del fatto che il Comune, annunciando di voler salvare quelle formalmente regolari, esclude quelle senza requisiti, che sono la maggioranza. E che quindi la futura amministrazione potrebbe essere chiamata ad abbattere.

Le casette “regolari” della delibera 58 (requisiti minimi: casa o attività inagibile; istanza al Comune; possibilità di allaccio alla rete fognaria esistente; superficie massima 95 metri quadrati; rispetto delle distanze e delle norme paesaggistiche, ambientali e idrogeologiche), autorizzate e conformi al progetto, possono restare al loro posto e non dovranno essere smontate anche se i proprietari, magari, sono tornati da otto anni a casa loro. Chi ha esagerato nelle dimensioni o ha sbagliato localizzazione corre il rischio serio di doverla smontare.

L’unico appiglio giuridico che fa diventare definitive le casette provvisorie può essere ricercato nel perdurante sciame sismico successivo alle scosse di Amatrice, Norcia e Alto Aterno. Da qui la megasanatoria.(e.n.)

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