Caso Bertolaso, il pg chiede il processo

All’ex capo della Protezione civile contestato l’omicidio colposo. Grandi rischi: presentato il ricorso in Cassazione

L’AQUILA. La Procura generale vuole processare l’ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso. Gli contesta l’omicidio colposo plurimo. Il provvedimento è del sostituto procuratore gerale Romolo Como, il quale ha contestualmente depositato il ricorso in Cassazione contro la sentenza della Corte d’Appello dell’Aquila che ha assolto sei dei sette scienziati a fronte delle richieste di ben altro segno del Pg che aveva invocato, senza successo, la condanna a sei anni già inflitta in primo grado ai sette scienziati.

BERTOLASO. Una vicenda giudiziaria, quella di Bertolaso, che ha avuto un iter quantomai controverso e che sarebbe già quasi naufragata nei gorghi della prescrizione (7 anni e mezzo a fronte di fatti di 6 anni fa) se non fosse contestato il dolo eventuale.

Questo procedimento satellite (rispetto a quello sulla commissione Grandi rischi) era stato avocato dalla Procura generale in seguito a due richieste di archiviazione del pm respinte dopo l’opposizione delle parti civili rappresentate dagli avvocati Angelo Colagrande e Stefano Parretta. Se questo fascicolo è ancora aperto lo si deve al loro ricorso per ottenere l’avocazione poi andato a buon fine.

Nel chiedere il processo, per omicidio colposo e lesioni colpose, il sostituto procuratore generale si è basato anche sulle risultanze del processo di appello relativamente alle posizioni in cui sono state confermate le responsabilità della protezione civile e di Bernardo De Bernardinis (allora vice capo della Protezione civile, unico condannato a due anni nel processo d’appello alla Grandi rischi), che di Bertolaso era il vice e che aveva presieduto la riunione fatta all’Aquila.

Il filone parallelo alla Grandi rischi che riguarda Bertolaso era nato sulla base delle intercettazioni telefoniche di un altro procedimento in cui egli stesso dichiarava all’allora assessore regionale alla Protezione civile della Regione Daniela Stati (la cui posizione è stata archiviata) che la riunione della commissione Grandi rischi all’Aquila del 31 marzo 2009, cinque giorni prima del sisma, sarebbe stata una «operazione mediatica» perché «vogliamo tranquillizzare la gente». Ora gli atti tornano al gup Giuseppe Romano Gargarella il quale, una volta che gli atti andranno in cancelleria, dovrà fissare un’udienza che, a meno di corsie preferenziali, difficilmente potrà iniziare prima dell’autunno.

GRANDI RISCHI. Con alcuni giorni di anticipo (la scadenza era il 24 marzo) è stato depositato anche il ricorso contro la sentenza di appello per la commissione Grandi rischi. I giudici di secondo grado assolsero tutti gli scienziati accusati di avere mandato messaggi rassicuranti dopo la riunione del 31 marzo 2009 mentre il 6 aprile ci fu la catastrofe. L’assoluzione ha riguardato Franco Barberi, Enzo Boschi, Claudio Eva, Mauro Dolce, Giulio Selvaggi, Gian Michele Calvi. Due anni di reclusione (benefìci di legge) sono stati inflitti a Bernardo De Bernardinisper le dichiarazioni imprudenti rilasciate in tv poco prima della riunione. Tutti erano stati condannati in primo grado. Sono due le contestazioni: il fatto che i giudici abbiano ritenuto che quella non fosse una riunione formalmente costituita della Grandi rischi e anche il fatto che avrebbero dovuto agire con un diverso ordine di prudenza anche se quella non fosse stata una commissione regolarmente formata. «Non erano quattro amici al bar», disse il Pg in udienza commentando il significato di quella riunione.

Il ricorso, ovviamente, riguarda solo le assoluzioni e non la posizione di De Bernardinis. Il ricorso, comunque, è importante in quanto ci si potranno accodare anche quelli delle parti civili.

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