Centro, macerie via in 2 settimane

Il ministro Prestigiacomo: ma ci vorranno due anni per rimuovere tutto

L’AQUILA. «Tra due settimane non ci saranno più macerie nelle piazze e nei vicoli del centro storico dell’Aquila. Ma la strada è ancora lunga e serviranno 2 anni per liberare la città dalle tonnellate di macerie (4 milioni e mezzo) provenienti da demolizioni e ristrutturazioni».

A tracciare un primo bilancio dell’operazione di sgombero delle macerie dal centro storico, avviata otto giorni fa da vigili del fuoco ed esercito, è stato il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, ieri all’Aquila per un sopralluogo prima nel cuore della città devastata dal sisma e poi all’ex Teges, dove ogni giorno arrivano decine di camion carichi di detriti.
«I lavori» ha detto il ministro, davanti alla chiesa di San Silvestro dove è arrivata accompagnata, tra gli altri, dal commissario per la ricostruzione Gianni Chiodi, dal sindaco dell’Aquila e vice commissario Massimo Cialente e dal prefetto Franco Gabrielli, «procedono a tempo di record. Entro le prossime due settimane saremo in grado di avere vicoli e piazze pulite. È un risultato eccezionale, raggiunto grazie a un lavoro di squadra che vede impegnati, oltre a vigili del fuoco ed esercito, anche Soprintendenza, Provincia, Comune, Arta e Asm.

Non appena completata la rimozione di queste 10 mila tonnellate di macerie, riversate sulle strade e sulle piazze dalle ditte che stanno facendo i lavori di messa in sicurezza degli edifici, passeremo ai quartieri e alle frazioni. Ma» ha avvertito il ministro «ci vorranno due anni per liberare L’Aquila dai detriti. Perché il grosso delle macerie, stimato in 4 milioni e mezzo di tonnellate, spunterà fuori dalle demolizioni e dalle ristrutturazioni che devono ancora cominciare».

Una visita veloce a San Silvestro, poi la tappa obbligata a piazza San Pietro - uno dei luoghi più devastati dal terremoto - dove il ministro Prestigiacomo si è trattenuta a stringere mani e a ringraziare «chi» ha detto «sta lavorando, e con grande cura, anche 13 ore al giorno».
«Sono già stata qui subito dopo il sisma» ha aggiunto «ma oggi vedo che qualcosa piano piano si sta muovendo. Vedo gente al lavoro ed è possibile ascoltare voci e rumori. Mesi fa c’era solo silenzio». E a chi le ha chiesto perché è stato necessario attendere un anno per avviare l’operazione di rimozione delle macerie, il ministro ha risposto cercando di glissare polemiche e strumentalizzazioni. «Le polemiche non mi interessano.

Ma non era compito del governo fare questo lavoro. Subito dopo il sisma era stato concordato che, proprio per rispettare il giusto attaccamento degli aquilani ad ogni pietra caduta con il terremoto, dovessero essere la Provincia e i Comuni a gestire la rimozione delle macerie. Solo qualche settimana fa è stato chiesto al governo di intervenire. Ed è ciò che abbiamo fatto. Qualcuno ha cercato di strumentalizzare politicamente il problema delle macerie, ma si è trattato di un autogol. Qui stiamo facendo un buon lavoro di squadra e stiamo operando bene sia con il commissario Chiodi che con il vice commissario Cialente, che è anche sindaco dell’Aquila».

Nessuna risposta sulla possibilità di istituire una tassa di scopo per la ricostruzione della città. «Non sono io la persona giusta per poter dire come trovare le risorse per la ricostruzione. Credo però» ha chiarito Stefania Prestigiacomo - che prima della visita in centro avrebbe dovuto tenere una conferenza stampa alla Scuola della finanza, cancellata dopo un’ora di attesa - «che nella ricostruzione vada coinvolto anche il mio ministero, perché qui dovranno essere applicate le nuove tecnologie ecocompatibili. L’Aquila può diventare una città vetrina».

Elmetto rosso in testa, il ministro ha poi percorso via Roma per arrivare poi a piazza Palazzo, diventata nelle ultime settimane il simbolo della mobilitazione degli aquilani. Prima la domenica delle mille chiavi appese sulle cancellate che ai Quattro Cantoni bloccavano l’ingresso in quella piazza. Poi la rivolta delle carriole. E proprio da piazza Palazzo è cominciata l’operazione di rimozione delle macerie attuata da vigili del fuoco e militari della caserma Campomizzi. Ora per terra sono rimasti solo mattoni e coppi ben accatastati. Materiale «nobile», accuratamente selezionato, che servirà a ricostruire gli antichi palazzi.

Il sopralluogo del ministro nel centro storico è finito lì. Poi, l’ultima tappa all’ex cava Teges dove le macerie vengono portate e smaltite dopo una selezione eseguita dal personale dell’Asm.
Ad attendere il ministro una quindicina di persone che sollecitano lo stop all’ampliamento e la bonifica dell’area. La Prestigiacomo, che si è detta pronta ad elaborare un progetto ad hoc per la bonifica del sito, ha chiarito che «all’ex Teges saranno portati solo gli inerti». Rassicurazioni ai manifestanti sono arrivate anche dal vice commissario, Massimo Cialente. «Grazie all’opera di separazione che deve essere effettuata prima del trasporto delle macerie, la capienza di 1,4 milioni di metri cubi dell’ex Teges fornisce maggiori garanzie per accogliere le macerie selezionate. In ogni caso» ha detto Cialente «bisogna tener conto anche del sito di Barisciano, in allestimento. La zona della cava sarà poi riqualificata con opere che ne comporteranno anche l’abbellimento».

In quanto alla separazione delle macerie, questa verrà fatta nel centro storico. Sette i siti individuati da un’ordinanza del sindaco: piazza Chiarino, piazza San Silvestro, piazza Fontesecco-via Sallustio, via delle Bone Novelle, via Sant’Agostino, viale Duca degli Abruzzi e piazza della Lauretana. In quei siti verrà consentito alle ditte al lavoro di scaricare le macerie selezionate. Siti che saranno presidiati e gestiti dall’Asm. Previste multe alle imprese che non rispetteranno l’ordinanza.

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