Centro storico, 5 anni non bastano

Bertolaso: è un lavoro difficile. Letta: ma la città sta rinascendo.

L’AQUILA. Gianni Letta firma il primo passo del «cammino della speranza». Sono da poco passate le 11 quando il sottosegretario alla Presidenza del consiglio penetra nel ventre ferito di una città pronta a rinascere. Accanto a lui il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso e circa duecento aquilani (a fine giornata saranno 500) curiosi di tornare in centro. «Forse 5 anni non saranno sufficienti per restituire il centro storico agli aquilani», le parole del capo della Protezione civile.

I TEMPI. «È bene non illudere e prendere in giro nessuno», dice, «qui bisogna fare un lavoro difficile e complicato, che richiede un’analisi dettagliata, un piano collettivo di interventi e di nuova urbanizzazione, e poi affrontare quei lavori seri che bisogna fare. La riapertura del primo tratto del centro storico è una buona base di partenza per continuare però con cose concrete, non a chiacchiere, a definire tutte le misure per la riapertura del centro storico, ben sapendo che per restituirlo agli aquilani ci serviranno non meno di cinque anni. Sarò commissario per l’emergenza fino a quando non avremo consegnato le chiavi delle case che abbiamo cominciato a costruire, cioé entro la fine dell’anno».

«Tutte le attività di ricostruzione», ha precisato, «devono essere portate avanti dagli enti locali e da questo punto di vista vorrei essere chiaro: non sono il commissario della ricostruzione, sono il commissario per l’emergenza. I commissari per la ricostruzione sono i rappresentanti di questo territorio e se ne dovranno assumere la responsabilità. Il messaggio è che stiamo facendo di tutto per far tornare lentamente alla normalità questa città così bella e per restituire agli aquilani, agli italiani, al mondo, tutte queste opere d’arte, questi monumenti artistici, che anche alla presenza dei leader del G8 sicuramente potranno conoscere un impulso fortissimo per essere rimessi a posto».

IL SIMBOLO. Qualche fischio, tanti applausi e siparietti a non finire in una giornata che è qualcosa di più di un evento simbolico. Letta è curioso, attento, pone mille domande e vuole sapere tutto. Chiede di visitare la chiesa delle Anime sante, ma prima si fa spiegare da Sergio Basti, direttore centrale delle emergenze del Dipartimento dei vigili del fuoco, la procedura usata per salvare la chiesa. Poi, dopo aver indossato il caschetto, entra senza esitazione. Quindi brinda nel camper del posto avanzato dei vigili del fuoco e insieme a Bertolaso si avvia lungo il corso in direzione San Bernardino. Il suo sguardo si posa da un palazzo all’altro. Davanti alla sede della Provincia Basti gli indica l’ufficio della presidente della Provincia, Stefania Pezzopane, quasi espulso verso l’esterno dalla forza del sisma e imbracato a dovere. Letta sorride amaro e si avvia a grandi passi verso la chiesa.

«È un lavoro straordinario quello che state facendo», commenta, «i danni sono enormi ma qui si intravede la rinascita di questa città, si sta compiendo un miracolo». Il sottosegretario ammira da lontano l’opera di restauro del campanile di San Bernardino, si volta verso Clara Modesto, dei vigili del fuoco, e pronuncia un sentito «grazie» rivolto a tutto il Corpo. Poco prima, in piazza Duomo ha dichiarato: «L’Aquila deve tornare a volare. Quello odierno è un segnale di rinascita per ridare fiducia e speranza. Non sono qui per fare polemiche, comprendo lo stato d’animo di tutti, rispetto il dissenso di chi non è d’accordo, ma una cosa credo non si possa contestare: l’impegno con il quale il governo ha fatto fronte alle emergenze e quello con il quale sta facendo fronte alla seconda fase, quella della ricostruzione».

«Un’assicurazione», ha chiarito, «che il presidente del Consiglio ha dato più volte, ma è un’assicurazione che Bertolaso porta in giro per L’Aquila con la sua presenza, il suo dinamismo e il suo attivismo. Ecco perché l’unica cosa che voglio respingere di quelle polemiche romane sono i cartelli contro Bertolaso. Ingiusti e ingenerosi: se Bertolaso andasse via dall’Aquila le cose sarebbero molto peggiori per gli aquilani. Tenetevelo caro».

CAMMINO DI SPERANZA. Letta ha auspicato che la passeggiata di ieri venga definita «il cammino della speranza». «È come dopo la guerra», ha spiegato, «alla ripresa della vita economica italiana, alla vigilia di quello che fu definito il miracolo della ricostruzione». GLI ORARI. La riapertura del centro storico lungo il corridoio dalla villa comunale a piazza Duomo da oggi sarà permanente dalle 8 alle 22. Sarà possibile entrare, per motivi di sicurezza, a gruppi di 50 persone, scortati dai vigili del fuoco. L’intenzione del sindaco Cialente è quella di riaprire nelle prossime settimane, dopo altri lavori di messa in sicurezza, anche il tratto da piazza Duomo ai Quattro Cantoni e dai Quattro Cantoni alla basilica di San Bernardino.

LA PEZZOPANE. La presidente Pezzopane guarda oltre: «La vera emergenza ora è la riapertura del centro storico dell’Aquila e di tutti i centri storici colpiti dal terremoto su cui ruotano attività economiche, sociali e il tempo libero dei cittadini. È una questione non solo di identità e di nostalgia ma di reale ripresa. Gli importanti uffici del centro storico, i negozi, come tutto quello che rende viva una città, devono riaprire i battenti velocemente prima che questa vivacità si rifondi altrove». Tra i politici presenti l’onorevole Giovanni Lolli (Pd).

IL SINDACO. Sulla previsione di Bertolaso sui cinque anni almeno per ricostruire il centro storico il sindaco Massimo Cialente commenta: «Non è quello il problema, l’importante è che parta il grande progetto di questo nuovo centro storico con la costruzione di una città ancora più facile da vivere». IL SIPARIETTO. Una signora, evidentemente ammiratrice di Bertolaso, dà un bacio sulla guancia del capo della Protezione civile lasciandogli del rossetto mentre una sua amica si è affretta a pulirlo con un fazzoletto. «Così la roviniamo», il commento della donna, con Bertolaso che replica: «Tanto mi stanno rovinando la vita».