Centro storico, pochi soldi e tempi lunghi.

Il vice commissario Marchetti: solo dieci i monumenti adottati dai paesi stranieri.

L’AQUILA. «Prima di 10 anni L’Aquila non potrà avere un centro storico agibile». Il vice commissario per i Beni culturali, Luciano Marchetti, non lascia spazio all’ottimismo: la messa in sicurezza delle chiese e dei palazzi del centro deve essere ancora completata e, per il momento, le operazioni di restauro non hanno né finanziamenti concreti, né progetti precisi. Una situazione che, se non verrà modificata, costringerà la città a trasferirsi in blocco nella periferia e trasformerà, di fatto, il centro in un «buco nero».

DUOMO. Quello che appare certo è che verranno presto accreditati i venti milioni di euro stanziati dal Governo per la messa in sicurezza del centro e tra qualche giorno inizieranno i lavori di puntellamento e sgombero dalle macerie del Duomo, con un finanziamento di circa 600mila euro. Prevista a breve anche la messa in sicurezza della chiesa di Santa Maria Paganica.

POCHE ADOZIONI. Il progetto di adozione a distanza dei paesi stranieri nei confronti di alcuni monumenti aquilani, lanciato dal premier Berlusconi, in occasione del G8, sembra non aver ottenuto i risultati sperati. Ieri, il presidente del Consiglio regionale abruzzese, Nazario Pagano, ha ricevuto Marchetti all’Emiciclo. Nel corso del colloquio, Marchetti ha informato il presidente Pagano sulla vicenda dei 46 monumenti da salvare. Allo stato attuale solamente dieci di questi sono quelli già adottati rispetto alle promesse che erano state avanzate. Tra questi le 99 Cannelle, del cui progetto si sta occupando il Fai, l’abbazia di San Clemente a Casauria di cui si è fatto carico il World Monuments Fund, Onna grazie alla Germania e la chiesa delle Anime Sante per opera della Francia. Restano numerose le trattative ancora non concluse e i monumenti cosiddetti orfani. «Per gli altri siamo ancora in attesa», ha detto Marchetti.

RICOSTRUZIONE. Nei mesi successivi al terremoto si è cercato di limitare i danni alle strutture maggiormente lesionate, molto tuttavia è ancora da fare. «Lo stanziamento di 20milioni da parte del governo ci darà la possibilità di lavorare ancora sulla messa in sicurezza», afferma il commissario. «Ma i tempi per la ricostruzione si prospettano lunghi, anche perché per il momento non ci sono finanziamenti». Per il solo castello cinquecentesco serviranno forse più di dieci anni. «Basti pensare che la somma per recuperare il forte spagnolo è di circa 50milioni: completarlo in dieci anni, significherebbe stanziare cinque milioni l’anno. Una cifra davvero ingente». E anche per gli altri monumenti i tempi saranno più o meno gli stessi. «Non si può pensare che il centro dell’Aquila torni agibile prima di un decennio», continua Marchetti. «Certo non è neanche possibile dare date precise». Le lungaggini sono dovute, in parte, anche agli enti locali. «Fin quando questi non ci proporranno piani di recupero non potremo muoverci», spiega il vice commissario, «ma per il momento non ne abbiamo tracce».

RIAPERTURA. «La riapertura va programmata a tappe», dice Marchetti, «non è possibile per esempio ristrutturare solo piazza Duomo, lasciando un tessuto completamente compromesso intorno. Bisogna “mangiare” progressivamente la zona rossa, fino ad arrivare al cuore della città, lavorando su più fronti». Un’operazione che comunque partirà solo tra diversi mesi e che durerà anni. Su questo fronte si lavora da più parti, con interventi che coinvolgono il Comune dell’Aquila e il Commissario per la messa in sicurezza, Sergio Basti. A tal proposito, è stata chiesta una nuova perimetrazione della zona rossa.