Cessazione dell’assistenza, il Tar boccia il ricorso contro il Comune

Autonoma sistemazione, affitto concordato e fondo immobiliare, respinta la richiesta di sospensiva I giudici amministrativi: «L’ente può scegliere la migliore e più opportuna utilizzazione delle risorse»

L’AQUILA. Il Comune può scegliere come vuole circa la gestione delle risorse disponibili per l’assistenza alla popolazione. Lo ha deciso il Tar Abruzzo con un’ordinanza che dà ragione alle scelte sulla cessazione del contributo di autonoma sistemazione, dell’affitto concordato e degli alloggi del fondo immobiliare. I giudici amministrativi hanno infatti respinto una richiesta di sospensiva della decisione adottata dalla giunta comunale che il 27 febbraio scorso, attraverso la deliberazione numero 75, ha di fatto sancito la cessazione delle forme onerose di assistenza alla popolazione a far data dal 31 marzo. Ai cittadini senza casa è stata prospettata l’allocazione negli alloggi del Progetto Case e nei Map. Una decisione, questa, che aveva scatenato la protesta da parte di alcuni diretti interessati, vale a dire cittadini beneficiari di alcune di queste forme di assistenza, i quali hanno deciso di ricorrere al Tar.

Il Comune ha resistito in giudizio essendo rappresentato dagli avvocati Domenico de Nardis e Andrea Liberatore.

Il collegio (presidente Bruno Mollica, consiglieri Maria Abbruzzese e Lucia Gizzi) ha stabilito di respingere la domanda cautelare «considerato che, a un sommario esame, la domanda cautelare appare priva di fondamento in quanto la delibera impugnata è congruamente motivata sia con riferimento all’entità delle risorse disponibili, sia con riferimento alla loro più razionale utilizzazione». I giudici amministrativi argomentano così la loro decisione: «Rientra nella potestà dell’amministrazione la scelta in ordine alla migliore e più opportuna utilizzazione e distruzione delle risorse disponibili tra le diverse misure assistenziali a disposizione dei cittadini».

Il tema dell’assistenza alla popolazione, così come quello del pagamento delle bollette all’interno degli appartamenti degli edifici del Progetto Case, è tra i più sentiti per quella parte consistente di popolazione aquilana che ancora non è riuscita a riavere la propria abitazione ricostruita a sei anni dal terremoto.

Nella circostanziata memoria redatta dall’avvocatura comunale si parte dal presupposto che la decisione è scaturita in quanto «il Comune, con la delibera, prende atto della scarsezza delle risorse finanziarie che lo Stato ha reso disponibili per la prosecuzione delle forme di assistenza post-sismica che hanno riflesso sull’erario dello Stato (contributo di autonoma sistemazione e accollo dei canoni di locazione relativi ad alloggi). Conseguentemente il Comune ha deciso di farsi carico, su richiesta degli interessati, di tali esigenze assistenziali mediante l’offerta di alloggi liberi e disponibili del Progetto Case e Map».

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