Cialente: insieme ai sindaci decideremo le linee guida per rifare i centri storici

«In tempi brevi molte coppie avranno un alloggio e ai single chiederemo coabitazione temporanea».

Massimo Cialente, 57 anni, pneumologo ospedaliero, è sindaco dal 30 maggio 2007. Guida una coalizione di centrosinistra. Consigliere comunale dal 1990, per tre anni è stato presidente del consiglio comunale. Due volte ha ricoperto anche la carica di consigliere provinciale. Deputato dal 2001 al 2008, si è diviso tra commissione Attività produttive (7 anni) e commissione Difesa (due anni). Iscritto ai Ds, non ha aderito al Pd e ha partecipato alla fondazione di Sinistra democratica che ha abbandonato al momento della nascita di Sinistra Arcobaleno. È entrato nel Pd il a sostegno della candidatura a segretario di Bersani. Sposato con Donatella Ussorio, ha tre figli: Fabrizio, Alessandro e Federico.

L’AQUILA. Inizia oggi la Fase 2 della ricostruzione. Il passaggio di consegne tra il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, e il presidente della Regione, Gianni Chiodi, in qualità di commissario per la ricostruzione, ha sancito formalmente un momento atteso e temuto allo stesso tempo. L’altro attore di questo percorso insidioso ed esaltante è il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, vicecommissario vicario per la ricostruzione, cui Chiodi dovrebbe affidare il capitolo dell’assistenza alla popolazione.

Allora sindaco, si apre una seconda fase importante dalla Protezione civile agli Enti locali. Non le tremano i polsi per la responsabilità soprattutto dopo la positiva esperienza targata Bertolaso?

«Io credo che anche gli eroi hanno paura, altrimenti sarebbero incoscienti. C’è una preoccupazione a vedere come gireranno le macchine. La macchina Regione e Comune si sono attrezzate ma devono perfezionarsi in termini di risorse e competenze. Ho un rammarico: che l’unità di missione ha un ritardo. Io spero che domani (oggi ndr) Chiodi firmi l’incarico a Gaetano Fontana, di modo che si possa immediatamente avviare tutto il lavoro. È la prima cosa fondamentale. Passerà minimo un mese e mezzo per costituire al completo l’unità di missione e nel frattempo auspico che già da subito Fontana sia operativo a tutti gli effetti. Si tratta solo di trovare una sede».

Il tema delle macerie è tra i più impellenti. Quali soluzioni in tempi rapidi?
«Adesso sono stati individuati questi due siti a Bazzano e Barisciano, oltre a quello dell’ex Teges. Noi avevamo chiesto la scorsa settimana a Bertolaso se voleva essere lui a sistemarli. A questo punto dovremo parlarne con Chiodi. Faremo presto una gara per l’allestimento dei due siti in questione, ma ne dovremo trovare anche un quarto. L’11 febbraio apriremo le buste per la gara riservata a coloro che si occuperanno della cosiddetta efferenza. In sostanza, quello che noi separiamo poi deve essere portato via, come per esempio nel caso del ferro. Una volta separato dal resto delle macerie, va raccolto e portato via».

Bertolaso sostiene che mancano mille case per i single. Come vi muoverete?
«I single senza casa sono 1.200, le coppie 850. Pensiamo di scendere a 150 in breve tempo. Abbiamo fatto una riunione e avviato un censimento telefonico da alcuni giorni. Un lavoro di accertamento molto preciso di quante persone hanno problemi di alloggio. Questo dato che è fotografato al mese di agosto potrebbe essersi modificato. Ora cominciano a uscire le prime persone dalle case. Per esempio, nel caso dei 67 nuclei familiari che torneranno nel quartiere Banca d’Italia, si libereranno alloggi in affitto, nuove case e altre sistemazioni. Si sta registrando un’importantissima mobilità. Inoltre, proporremo ai single giovani gli appartamenti anche con forme di coabitazione momentanea».

Qual è la situazione delle case B?
«Contiamo di risolvere il problema in tempi abbastanza brevi. Credo che il termine massimo per la disponibilità delle case B possa essere fissato per la fine di agosto. Abbiamo costituito una squadra per eseguire i sopralluoghi e per verificare il funzionamento dei cantieri. Vedremo se sarà necessario costruire qualcosa di nuovo o se dovremo soprassedere».

Il centro storico dell’Aquila è l’impresa più complicata da affrontare. Chi deciderà come ricostruirlo? E con quali tempi?
«Adesso la ricostruzione è il grosso problema. Rispetto a questa situazione, non appena Fontana sarà stato nominato, il consiglio comunale dell’Aquila verrà coinvolto in una discussione con gli altri sindaci per decidere insieme quali saranno le linee guida. Nel frattempo dovremo avere una nuova direttiva sui criteri e sui presupposti di legge circa i centri storici. La Protezione civile ha specificato che quanto uscito finora sui consorzi non si riferiva ai centri storici. La gestione deve essere dell’Unità di missione. Per quanto riguarda i criteri va precisato che i centri storici delle frazioni dell’Aquila sono paragonabili a queli dei Comuni vicini. Saranno discussi prima che il commissario Chiodi firmi queste linee guida».

Parliamo di perimetrazione dei centri storici e dei monumenti. A che punto è?
«Abbiamo già una proposta e il centro storico è perimetrato dalle mura. Possono acquistare una valenza equipollente alcune aree come per esempio quella di Valle Pretara con case di tipo E per oltre il 70 per cento».

Un miliardo è stato stanziato per la prevenzione in tutta Italia. Quali progetti intendete presentare per non perdere una porzione di fondi?
«La prevenzione la stiamo già facendo. Anche la ricostruzione delle case di tipologia E avverrà in un certo modo. L’Aquila ha una sola debolezza: il rischio sismico e idrogeologico in alcune aree. Si può costruire ovunque, ma adottando criteri sismici rigorosi. Negli altri piccoli centri si deve cominciare a ragionare in termini di 1-2 miliardi all’anno da destinare alla sicurezza di edifici pubblici, scuole, ospedali. Per non avere più lutti ma anche per rimettere in moto l’economia. La ristrutturazione e il restauro valgono 4 volte un intervento edilizio normale».

La popolazione sulla costa attende di tornare a casa. Quando avverrà?
«Ti posso dare i dati relativi al Teramano che mi hanno consegnato poco fa. Sono 3.500 le persone negli hotel, 2mila sono in affitto assisititi direttamente, e circa 1.000 in seconde case non assistiti. Di questi 6.500, una percentuale pari al 25 per cento ha case di categorie B e C. Io penso che con un mese e mezzo di lavoro vero si possa pensare di farne rientrare molti. Un invito, però, voglio rivolgere ai cittadini con grande chiarezza: contattino ditte serie, in grado di utilizzare maestranze in numero adeguato, e si tutelino con contratti che prevedano penali importanti».

La sinergia tra commissario e vicecommissario, di due diversi orientamenti politici, può davvero funzionare come sostiene lo stesso Bertolaso?
«Credo che sia un punto di forza per quanto riguarda il rapporto con tutte le istituzioni e in particolare con il Parlamento. Tra me e Gianni non si parla di politica e anzi, spesso noi scherziamo su questa cosa che vediamo molto lontana. Abbiamo fatto un patto: né io, né lui faremo campagna elettorale attiva sull’Aquila. La faremo su Avezzano e Sulmona, se sarà necessario, ma non crediamo che sia giusto togliere tempo ai nostri incarichi. Tra due mesi, dopo le elezioni, spero che il clima sia più tranquillo anche in consiglio comunale per evitare scivoloni come quello sulla mensa celestiniana».

Quando usciranno le ordinanze sulla ricostruzione? Vi sono certezze sulla seconde case?
«Su seconde e terze case nessuna certezza. Per ora abbiamo ottenuto la cassa integrazione fino al 30 aprile. Poi il mio pallino è la zona franca. Molte aziende mi hanno contattato e vogliono venire all’Aquila, ma aspettano le agevolazioni. Si tratta di aziende pronte ad assumere 20-25 persone ciascuna. Poi vanno utilizzati i 250 milioni di euro sul cratere, per favorire il rilancio economico-produttivo del territorio. Questi soldi devono arrivare subito per il contratto di programma. Bisogna stringere i tempi per rilanciare l’economia».

Esiste il problema dei rapporti con gli altri sindaci. Come pensate di affrontare le preoccupazioni degli amministratori locali che chiedono procedure più snelle e maggiore considerazione?
«Gli aspetti da considerare sono due: da un lato insieme a loro L’Aquila deve costruire un grande progetto di città territorio; dall’altro il ruolo degli amministratori dei piccoli Comuni non sarà mai marginale. Con Chiodi dovremo stendere il progetto di città territorio e lo faremo attraverso un tavolo permanente con i sindaci. Dopo la ricostruzione dei centri storici decideremo la vocazione».

Le seconde case nei piccoli Comuni? Saranno finanziate?
«Penso che molto sarà legato all’aspetto industriale. Io mai come ora sono convinto che si debba valorizzare lo sviluppo turistico compatibile. Tra aeroporto e Parchi, dobbiamo puntare decisamente sulla residenzialità degli stranieri. È una scommessa, una sfida decisiva per il futuro».