«Città medioevale, bene da recuperare»

Italia Nostra sollecita la riqualificazione della struttura urbana della città a cominciare dalle mura e dal pomerio

L’AQUILA. La sezione aquilana di Italia Nostra, con una nota a firma del suo presidente Paolo Muzi, «fa proprie le argomentazioni del suo socio fondatore, il professore Alessandro Clementi, esposte nell’intervista sul Centro del 20 settembre. Argomentazioni volte alla riqualificazione della struttura urbana, a cominciare proprio dalle Mura trecentesche e dal relativo pomerio, lo spazio subito dentro e fuori di esse, aggredito da una cementificazione selvaggia da metà Novecento e privato della sua secolare funzione di zona pubblica e di rispetto, testimoniata dalle antiche piante della città».

Italia Nostra invita l’amministrazione comunale «a estendere il dibattito a partire dal ventilato e positivo ripristino di Porta Barete sino alle possibili soluzioni giuridico-amministrative che, in casi simili, possano conciliare l’interesse pubblico per la riqualificazione del tessuto urbano con l’interesse privato dei cittadini e degli enti che ne fossero coinvolti. La candidatura dell’Aquila a capitale europea della cultura per il 2019 impone, come emerso da qualificati interventi nel corso della presentazione al pubblico avvenuta venerdì scorso, che il termine “cultura” venga declinato sia come prestigiose attività di spettacolo sia soprattutto come attività di ricerca scientifica, alta formazione e, non ultimo, come tutela e corretta valorizzazione dei beni culturali, che connotano in modo evidente e godibile l’identità storica della comunità».

«Tra questi», sostiene Italia Nostra, «c’è il bene più prezioso: l’unicum del tessuto urbano di una città medievale di fondazione, come poche in Europa, con una struttura realizzata in stretto riferimento all’assetto amministrativo di città-territorio, e perciò rimasta intatta nei secoli nonostante le ricostruzioni ex novo seguite a vari devastanti terremoti, compreso quello del 1703».

La sezione dell’Aquila di Italia Nostra «auspica il coinvolgimento formale da parte dell’amministrazione comunale nel processo conoscitivo e decisionale di esperti e di istituzioni competenti, a cominciare dalle Soprintendenze, insieme a quello – non meno importante – dei cittadini e delle loro associazioni mediante gli strumenti di democrazia partecipativa previsti nell’apposito regolamento emanato lo scorso anno».

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