Concorsone, due a giudizio per divulgazione di segreto

Sotto processo l’ex capo della Sge Petullà e una giornalista di un sito Internet La difesa: il quiz divulgato come esempio, non era tra quelli previsti nelle prove

L’AQUILA. Divulgazione di segreto d’ufficio in concorso. Questa l’accusa in base alla quale sono stati rinviati a giudizio dal gup Marco Billi l’ex dirigente della Struttura per la gestione dell’emergenza post-sisma Roberto Petullà e Cristina Di Stefano, autrice di articoli su un sito Internet.

La vicenda giudiziaria riguarda la fuga di notizie che avvenne ai tempi del cosiddetto concorsone per entrare nella Struttura dell’ufficio per la ricostruzione. Petullà, secondo l’accusa, avrebbe fornito, senza poterlo fare, un esempio di domanda simile a quelle che poi sarebbero state fatte ai concorrenti per essere assunti nell’ufficio per la ricostruzione. La Di Stefano è imputata per avere diffuso il quiz sul web. L’indagine venne avviata dopo alcuni esposti presentati nel timore che si potesse ipotizzare qualche favoritismo nel concorso.

Ieri, nel corso dell’udienza, le difese hanno sostenuto che comunque non esisteva nessuna segretezza anche perché quel quiz, reso noto solo a livello esplicativo, non faceva parte della griglia di domande che avrebbero potuto essere fatte in occasione della prova reale. Inoltre la risposta fornita non sarebbe stata quella esatta. Lo stesso Petullà non avrebbe avuto la qualifica adatta affinché gli si potesse contestare quel reato. Ci sarebbero, pertanto, molte crepe nel castello delle accuse, ma non è bastato per evitare il rinvio a giudizio con la prima udienza del processo fissata al 30 settembre. Anche perché non vi è dubbio che il quiz che venne rivelato sarebbe servito soltanto per confezionare la notizia per capire quello che sarebbe stato il funzionamento del concorsone. Di lì a sabotare l’esito di un concorso pubblico c’è una grande differenza, secondo le tesi difensive.

Sono tante, almeno in astratto, le parti che avranno tempo prima dell’avvio del processo per costituirsi parte civile. In tutto sarebbero una trentina a partire dai collaboratori co.co.co. dell’ex ufficio ricostruzione, poi la Uil e gli enti locali.

DOMICILIARI. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale ha concesso i domiciliari, dopo diversi mesi, a un anziano accusato di avere abusato della nipotina.

CAVA OFENA. Rinviata al 9 aprile l’udienza preliminare circa l’inchiesta sulla gestione della cava di Ofena e su un presunto caso di corruzione nei riguardi dell’ex sindaco del paese, Anna Rita Coletti, che vuole costituirsi parte civile contro alcuni dei sospettati.

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