ABRUZZO

Dati Covid sballati, ritardi e caos: ecco perché Testa è stato rimosso

La prima lettera di contestazione è datata 1° marzo. Marsilio: «Eviti di rispondere, spenda (meglio) le energie»

L'AQUILA. La prima nota di richiamo ufficiale firmata da Marco Marsilio e indirizzata a Roberto Testa è datata 1° marzo. Basta soffermarsi sulle ultime righe per capire qual è il livello di scontro raggiunto tra il presidente della Regione Abruzzo e l’allora manager dell’Asl 1 Avezzano-Sulmona L’Aquila: «La presente contribuirà, con altre comunicazioni, alla valutazione di un quadro complessivo del suo operato per l’espressione di successive, ulteriori valutazioni. Con l’invito a spendere (meglio) tempo ed energie, si chiede di evitare repliche alla presente, limitandosi a dare comunicazione dell’avvenuta realizzazione delle opere descritte».

Dal 1° marzo, dunque, Roberto Testa, il direttore generale dell’Asl arrivato sotto le insegne di Fratelli d’Italia – fortemente voluto dallo stesso Marsilio – finisce sotto esame. Un esame non superato, conclusosi con il defenestramento ufficializzato nella giunta del 21 giugno, due anni prima della naturale scadenza del mandato. Risolutivo è il dossier stilato dal Dipartimento salute guidato da Claudio D’Amario, che ha messo in fila una serie di carenze addebitate a Testa. Al suo posto Ferdinando Romano, 63 anni, dirigente al Policlinico Umberto I e docente alla Sapienza di Roma. Il Centro, alla luce della recente intervista di Marsilio su Rete8 («Testa? Una delusione», ndr) è in grado di mostrare i principali dossier che hanno portato la Regione Abruzzo a fare questa scelta. Tra le inadempienze attribuite all’ex manager vi sono in particolare quelle legate alla gestione dell’emergenza Covid nella provincia.

Il documento del 1° marzo riguarda la mancata attivazione di un modulo da 15 posti letto di terapia intensiva all’ospedale di Avezzano, struttura sanitaria letteralmente travolta dalla seconda ondata pandemica, tanto da finire alla ribalta delle cronache nazionali. «La tempistica con cui si sta procedendo alla realizzazione dei lavori della cosiddetta Rete Covid è ampiamente inadeguata rispetto all’attuale contesto emergenziale: evitando imbarazzanti raffronti con i livelli di efficienza dimostrati dai direttori generali delle altre Aziende territoriali, prova di quanto asserito è che, ancora ad oggi, gli interventi ivi previsti non risultano conclusi». Ma già prima di marzo la tensione tra la Regione Abruzzo e il manager dell’Asl 1 era elevata. Il 18 febbraio, ad esempio, Marsilio rimprovera Testa perché la «sua azienda sanitaria» risulta essere «l’unica che non ha consentito l’inaugurazione di alcun intervento inserito nel piano Rete Covid, cosa di per sé grave, anche al di là degli impegni assunti con il commissario governativo, soprattutto in considerazione dell’esplosione della pandemia che sta ancora colpendo fortemente la nostra regione, al punto da rischiare che sia classificata come rossa». E ancora la gestione della pandemia è al centro di una delle ultime note all’indirizzo di Testa. Manager che nel frattempo tenta di rimediare alle critiche dando vita a una campagna di inaugurazioni a ritmi forzati.

L’assessore regionale alla Sanità, Nicoletta Verì, contesta all’Asl aquilana i numeri forniti sui pazienti positivi al Covid durante una delle Unità di crisi. «È emersa», afferma Verì, «una forte discrasia tra i dati comunicati durante l’incontro e quelli risultanti invece dalle piattaforme telematiche nazionali e regionali. Il dato riguardante l’Asl dell’Aquila si attestava a oltre 3.200 casi. Ulteriori approfondimenti hanno permesso di verificare che in piattaforma risultavano ancora come attualmente positivi casi risalenti addirittura all’estate 2020, che non erano stati espunti e inseriti tra i guariti. Ai fini dell’andamento epidemiologico non cambia nulla, resta però da comprendere come possa essere accaduto un fatto così eclatante, sul quale il Dipartimento sanità ha chiesto conto ai vertici dell’Asl». 

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