Disperso sul Gran Sasso, i soccorritori intensificano gli sforzi: impegnati 14 uomini

7 Dicembre 2025

Sulla parete ovest del Corno Grande si continuano a seguire le ultime tracce del gps. L’area delle ricerche è quella dove il 44enne polacco potrebbe essere scivolato

L’AQUILA. La via Direttissima e il canale Moriggia-Acitelli. È lì che si stanno moltiplicando gli sforzi dei soccorritori, ancora impegnati nelle ricerche di Karol Brozek, 44 anni, scomparso il 19 novembre da Campo Imperatore e tuttora disperso. Un costone di montagna, quello su cui si stanno concentrando le operazioni, accidentato dalle abbondanti nevicate di questi ultimi giorni, oltre che da un dislivello tale da mettere a rischio l’incolumità degli stessi soccorritori, costretti a scalare una zona a serio rischio valanghe. Anche se non potrebbe essere altrimenti, visto che l’ultimo segnale gps emesso dall’orologio al polso dell’escursionista polacco, indicava come quest’ultimo si trovasse in zona Schiena dell’asino prima di tacere per sempre.

Di qui l’ipotesi che possa essere scivolato e poi precipitato nell’area ieri perlustrata da un gruppo di 14 soccorritori, di cui tre uomini del Soccorso alpino della Guardia di finanza (Sagf) a bordo di un elicottero, otto uomini del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico (Cnsas), più altri tre finanzieri che hanno percorso la via Direttissima da cima a fondo fino alle 14.30, quando sono state infine interrotte le ricerche, ancora una volta senza esito. Con i soccorritori che ne hanno però approfittato per fissare delle corde rigide a quota 2.800 metri, così da poter riprendere laddove si erano interrotti.

Al netto delle segnalazioni di sensitivi e veggenti, italiani e polacchi, intervenuti a più riprese sulla vicenda, i soccorritori continuano a seguire le ultime tracce del gps come punto di partenza su cui orientare le ricerche. Anche se nessuno si fa illusioni di trovare l’uomo, insieme ai due cani con i quali è stato visto per l’ultima volta, proprio nei punti indicati. Non è escluso infatti che, in caso di caduta, il dispositivo al polso del 44enne possa essersi danneggiato, con l’uomo che potrebbe essere finito anche decine e decine di metri più a valle, chissà in quale punto di quella stessa distesa di neve che oggi minaccia gli stessi soccorritori.

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