Don Orione, altre 3 vittime Strage silenziosa nella Rsa 

Salgono a 13 i decessi di anziani ospiti, ecco cos’è accaduto in due settimane

AVEZZANO. C’è un luogo del dolore in questa seconda ondata della pandemia che sta colpendo l’Abruzzo. Luogo del dolore che è diventato il Don Orione, struttura residenziale per anziani da sempre modello di amorevole assistenza. Eppure qualcosa è andato storto, stavolta. Prima i contagi, adesso le vittime. Tante. Sono salite a 13 nelle ultime ore. Altri tre ospiti della struttura non ce l’hanno fatta.
L’INGRESSO DEL VIRUS. Tutto è cominciato nella settimana tra il 5 e l’11 ottobre. In quei giorni il virus, silente e micidiale per gli anziani, è riuscito a infiltrarsi nell’edificio. La Rsa di Avezzano, da sempre accogliente, sicura, traspirante d’amore e d’affetto, era riuscita a superare brillantemente la prima fase della pandemia. Zero contagi. Sembrava impossibile penetrare quelle pareti che trasudano preghiera, abbattere i muri di quella Domus orationis, come la sognava san Luigi Orione. Le rigide misure di prevenzione non tralasciavano nulla al caso. Ingressi dall’esterno scaglionati, misurazione della febbre, uso dei presidi e delle distanze di sicurezza. Fino alla settimana di ottobre, quando qualcosa è andato storto.
I PRIMI ALLARMI. Non è ancora chiaro come il virus possa aver circolato nella Rsa (forse per lungo tempo), fino a contagiarne la stragrande maggioranza di ospiti e operatori sanitari. Solo 35 gli anziani risparmiati. L’allarme rosso si è acceso quando un religioso ha avuto la febbre, prima dell’11 ottobre. A quel punto era già tardi. L’uomo è stato sottoposto a tampone ed è risultato positivo. Così la decisione, come da protocollo, di sottoporre a test l’intera popolazione ospitata nella Rsa, compreso il personale sanitario.
IN GRAN SEGRETO. Le informazioni all’esterno diventano ancora più scarne e riservate, anche per le famiglie. Arrivano i primi tamponi e così i primi positivi. Si parla di 4 o 5 contagiati. Il personale sanitario, direzione compresa, viene messo in quarantena. Trapelano le prime indiscrezioni che finiscono sulla stampa, ma dalla struttura si cerca di rassicurare, di minimizzare. Anche il direttore, don Vittorio Quaranta, con un lettera aperta, tenta di trasmettere fiducia su quanto sta accadendo.
I CONTAGI. Si viene a sapere di altri casi e il numero dei positivi noti sale a 10, con quattro ospiti portati in ospedale. La pressione mediatica e la preoccupazione sociale per quanto sta per accadere spinge il direttore, anche lui contagiato e con la febbre da diversi giorni, a scrivere il 13 ottobre di nuovo una lettera alle famiglie. Tenta ancora di rassicurare, parla di «corbellerie» dei giornali, di «terrorismo psicologico» e di «mistificazioni della realtà». Il bilancio invece, da lì a qualche ora, diventa impietoso. Dai tamponi effettuati il 12 ottobre e analizzati nei giorni successivi risultano decine di contagiati. Il 15 ottobre sono 102 i positivi tra ospiti, operatori sanitari, volontari e religiosi. Il giorno dopo, il 16, arriva un accertamento dei carabinieri del Nas di Pescara. La Regione Abruzzo chiede alla Asl di verificare e ricostruire quanto accaduto, mentre il sindaco di Avezzano, Gianni Di Pangrazio, dispone il commissariamento della Rsa da parte della Asl.
LE MORTI. Inizialmente le condizioni degli ospiti non destano preoccupazione, sono quasi tutti asintomatici. Il lavoro del personale in una situazione di grande difficoltà è encomiabile. Si lavora in condizioni impossibili, vestiti come astronauti. Ma la situazione si fa drammatica. Iniziano i primi decessi. Il 22 ottobre il bilancio diventa ancora più drammatico. In tre giorni muoiono altri 7 nonni e i ricoverati salgono a 13. Ieri le ultime tre vittime: Italia Silvestri, 98 anni, di Roma, Bartolomeo Cipollone, 81 anni, ed Enrico Barile, 94 anni, gli ultimi due entrambi di Avezzano.
SI CHIEDE VERITÀ. Più famiglie dei defunti vogliono avere chiarezza su quanto sta accadendo al Don Orione. Si preannunciano esposti in Procura per avere risposte alle domande: ci sono stati ritardi nella gestione dell’emergenza? Possibili negligenze? E perché tante rassicurazioni?