<strong>Avezzano. </strong>Sfollata aquilana in arresto cardiocircolatorio soccorsa dal cardiologo vicino di casa

Donna salvata in extremis

L'ambulanza arriva in ritardo, esposto in Procura

AVEZZANO. Colpita da un arresto cardiorespiratorio, una donna si salva solo grazie all'intervento del vicino di casa, un cardiologo. La lunga attesa dell'arrivo dell'ambulanza - 40 minuti - induce il medico a presentare un esposto alla Procura della Repubblica. La sfollata aquilana, sopravvissuta al terremoto del 6 aprile 2009, è stata ricoverata in rianimazione all'ospedale di Teramo.

È una storia che ha dell'incredibile: la donna, una professoressa di 56 anni, la notte del 6 aprile era stata recuperata sotto le macerie della sua casa aquilana e si era trasferita in pieno centro ad Avezzano. Qui ha trovato un appartamento di fronte all'abitazione del medico Ezio de Pratti, primario del reparto di cardiologia all'ospedale di Castel di Sangro.  L'episodio «incriminato» si è verificato pochi giorni fa.

Intorno alle 20 il figlio della donna, Francesco, ha bussato alla porta del cardiologo chiedendogli di soccorrere la madre, che si era sentita male. «Il ragazzo», riferisce il dottor de Pratti, «alle 20.13 in punto aveva richiesto telefonicamente l'intervento urgente del 118. Accorso immediatamente a casa loro, mi sono accorto che la donna era in arresto cardiorespiratorio con parametri vitali assenti e cianosi diffusa. Ho messo in atto le manovre rianimatorie, e cioè massaggio cardiaco e respirazione bocca a bocca, e contemporaneamente ho chiesto a mia moglie di chiamare il 118 per un ulteriore sollecito.

Il personale telefonico del 118, nonostante mia moglie avesse riferito loro la gravità del caso e che sul posto era presente un medico cardiologo, e cioè io, le ha risposto di non aver a disposizione nessun mezzo». A quel punto il medico ha fornito alla moglie i numeri telefonici diretti del Pronto soccorso di Avezzano. Anche in questo caso, nonostante la gravità della situazione, stessa risposta da parte del personale: c'era a disposizione una sola ambulanza già impegnata sul luogo di un incidente. 

«A quel punto», aggiunge il medico, «mia moglie ha telefonato al 113 che ha assicurato un sollecito dei soccorsi. Dalla richiesta del primo soccorso da parte di Francesco, all'arrivo di un'ambulanza sono trascorsi oltre 30 minuti, periodo nel quale sono riuscito a rianimare parzialmente la mia vicina, non potendo però constatare eventuali danni cerebrali dovuti a una probabile anossia per mancanza di idonea ventilazione eseguita con appositi strumenti in dotazione ai mezzi di soccorso.

Subito dopo l'arrivo dell'ambulanza ho continuato a rianimare la signora con un defibrillatore assistendo la ventilazione con una cannula orotracheale, pallone Ambu e ossigeno, il tutto anche con l'ausilio del personale medico e infermieristico del 118, riuscendo così a trasportate la signora nel locale ospedale».  La donna è stata poi ricoverata nel reparto di rianimazione cardiochirurgica dell'ospedale di Teramo. 

L'incredibile avviene dopo e le parole del medico sono inequivocabili: «Dopo aver portato il soccorso, mi sono lavato e dopo circa 20 minuti sono andato all'ospedale, dove ho notato che all'esterno del pronto soccorso vi erano parcheggiati 5 mezzi di soccorso e altre 2-3 ambulanze erano posteggiate nel parcheggio riservato ai dipendenti». Di qui la decisione di presentare l'esposto per accertare eventuali responsabilità.

De Pratti sottolinea «il comportamento esemplare ed encomiabile del figlio della donna che mi ha aiutato, ha praticato la respirazione bocca a bocca anche se persona non addetta ai lavori. Questa mia protesta ha una finalità: è un periodo in cui nella sanità si sta tagliando tutto. Non entro nel merito delle scelte che in alcuni casi, come nella cattiva gestione dei posti letto, posso anche condividere, ma va garantita l'emergenza-urgenza in tempi brevi».

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