E nel confinante Lazio si fa prevenzione

Verifiche sugli edifici e prove di sgombero, ecco ciò che non è stato fatto in Abruzzo

L’AQUILA. Le tende si montano per prova. Si valuta la vulnerabilità degli edifici. Si istruiscono i giovani all’autodifesa da terremoto. Nella confinante provincia di Frosinone, dove la terra trema da mesi, si fa tutto ciò che non è stato fatto all’Aquila e in Abruzzo.

LE RASSICURAZIONI. All’Aquila si disse che tutto era tranquillo. Lo ribadirono anche gli esperti della Commissione grandi rischi riuniti in un mega vertice solo qualche giorno prima della terribile e tragica notte del 6 aprile. I cittadini dell’Aquila vennero invitati a stare tranquilli perché «nessuno può prevedere terremoti». Ma perché all’Aquila, nei giorni della paura, nessuno ha dato vita a Unità di coordinamento o ha disposto verifiche approfondite per valutare la vulnerabilità degli edifici?

PREVENZIONE DEI VICINI. Domande legittime visto quello che sta accadento nella vicina provincia di Frosinone, dove le scosse che si ripetono dall’estate hanno portato ad allestire un apposito apparato che si occupa di prevenzione. Da lunedì 19, infatti, il Dipartimento della Protezione civile nazionale ha reso operativa una Unità di coordinamento per la sequenza sismica. Tra le iniziative in atto, è previsto un «percorso formativo sul rischio sismico nelle scuole per educare i giovani a una piena conoscenza-coscienza-autodifesa dal terremoto». Questa iniziativa, come precisa lo stesso dipartimento della Protezione civile, si affianca al lavoro già in atto per il coordinamento e il monitoraggio degli edifici; tecnici dei Comuni, vigili del fuoco e Genio civile stanno eseguendo verifiche per capire qual è la vulnerabilità delle strutture. Le attività, coordinate dalla Regione Lazio e dall’Ufficio territoriale del governo di Frosinone, col supporto della Protezione civile, hanno come «principali interlocutori istituzionali» l’amministrazione provinciale, la prefettura e i diciotto comuni del Sorano e della Val Comino.

MONITORAGGI E PIANI. L’andamento della sequenza sismica nella zona di Sora-Pescosolido è costantemente monitorato dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) e dalla stessa Protezione civile. L’Unità di coordinamento, che resterà attiva per un periodo di sei mesi, si occupa anche dell’elaborazione di piani di emergenza e della predisposizione di esercitazioni per educare la cittadinanza a comportamenti corretti da adottare in caso di emergenza.

E NEL VICINO ABRUZZO? La terra trema nel Frusinate - 16 scosse segnalate dall’Ingv solo a ottobre - ma nessuno ha pensato di coinvolgere i confinanti comuni abruzzesi. Dove la terra trema ugualmente. Pescasseroli e l’Alto Sangro - molti residenti continuano a dormire in auto per paura di nuovi terremoti - distano una manciata di chilometri dalla Val Comino. Stessa distanza che separa la Ciociaria e la Valle Roveto. O parte della Marsica (come Collelongo e Villavallelonga). «Nessuno ci ha contattato per l’Unità di coordinamento, come se il terremoto avesse precisi confini geografici», sottolinea Nunzio Finamore, sindaco di Pescasseroli.

LE SCOSSE DI IERI. La terra continua a tremare anche in un altro confine Lazio-Abruzzo. Due scosse sono state registrate ieri sui Monti Reatini: la prima alle 8,34 con una magnitudo 2.6, la seconda alle 10,01 con magnitudo 2.0. Alle 10,31 una scossa di magnitudo 2.0 è stata segnalata dall’Ingv nel distretto sismico della Valle dell’Aterno. L’ultima della giornata ha avuto come epicentro il Velino-Sirente alle 15,21 (magnitudo 2.0).

SCUOLA SGOMBERATA. Alcuni genitori degli alunni della scuola elementare di San Demetrio hanno lamentato il fatto che la dirigente scolastica di San Demetrio ne’ Vestini anche ieri ha fatto evacuare la scuola appena è stata sentita la scossa. I ragazzini sarebbero stati rimandati a casa, creando qualche disagio ai genitori. Il sindaco Silvano Cappelli si è limitato a commentare: «Quella della evacuazione è stata una decisione della dirigente scolastica».