Ex Finmek, cessione in cambio di assunzioni

Il bando di vendita dell’immobile pone due condizioni ai possibili acquirenti: «Destinazione industriale del sito e rioccupazione degli operai licenziati»

L’AQUILA. Nessun’altra destinazione, se non quella industriale, e priorità nelle assunzioni per il personale ex Finmek.

Sono questi i due paletti imposti dal commissario Gianluca Vidal, contenuti nell’avviso pubblico di cessione dell’immobile che ha ospitato le aziende storiche del polo elettronico aquilano, a partire dall’Italtel e fino alla Finmek Solutions.

Il prezzo di offerta, per l’acquisto degli spazi, dovrà essere superiore a 1 milione e 350mila euro, cifra che corrisponde alla proposta già avanzata dall’Accord Phoenix, che in quell’area intende realizzare un innovativo sito per la lo smaltimento dei rifiuti elettronici.

L’azienda guidata dall’imprenditore anglo-indiano Ravi Shankar ha risposto anche all’avviso pubblico emanato dal Comune, proprietario di una parte del capannone: in questo caso, l’offerta si aggira su 1 milione e 700mila euro. Una volta completate entrambi le procedure, l’Accord potrà avviare i lavori di adeguamento dei locali, per installare i macchinari di ultima generazione provenienti dalla Germania. Quindi si potrà passare alle selezioni del personale. L’avviso del commissario Vidal scade tra una decina di giorni: a meno di sorprese, l’offerta di Shankar dovrebbe restare l’unica. In attesa ci sono circa 180 ex dipendenti delle aziende aquilane che hanno chiuso i battenti negli ultimi anni, tra Finmek, Fida spa, Cn-System, Intercompel e P&A: la maggior parte è ormai senza alcun reddito, essendo scaduta anche la mobilità. «Lo stabile», si legge nell’avviso pubblicato dal commissario Vidal sul Centro e sul Sole 24Ore, «verrà ceduto esclusivamente nell’ambito e in esecuzione di un processo di reindustrializzazione del territorio e nessun’altra destinazione potrà essere data. Parimenti dovranno essere garantite le assunzioni prioritarie del bacino ex Finmek. Il prezzo di offerta dovrà essere superiore a 1 milione e 350mila euro, atteso che la procedura ha già ricevuto una proposta di acquisto di pari importo». Sulla carta, nel nuovo sito dovrebbero essere riassunti in 128 e l’Accord Phoenix sarebbe la prima azienda che arriva all’Aquila, dopo anni di deserto industriale. Tanti lavoratori a spasso vedono in questo insediamento la fine di un calvario. E continuano a sperare, nonostante l’operazione abbia subìto pesanti rallentamenti, come lo stop di un anno e mezzo negli uffici di Invitalia, prima dell’autorizzazione al contributo pubblico di 10 milioni e 758mila euro, il 30% dei costi ammissibili dell’investimento complessivo, che è di oltre 38 milioni.

L’agenzia del ministero dell’Economia a maggio aveva posto delle condizioni: un anticipo di 5 milioni e la prima linea produttiva attiva entro sei mesi.

Ma i tempi si sono ulteriormente dilatati: stando alle ultime dichiarazioni del sindaco Massimo Cialente, il sito sarà in funzione entro il 2016 e dovrà restarlo per almeno 10 anni, altrimenti gli spazi ceduti torneranno di proprietà del Comune.

Un altro paletto, che va ad aggiungersi a quelli del commissario Gianluca Vidal, per scongiurare che lo stabilimento, avviato grazie al sostegno pubblico, abbia poi vita breve, come le cronache del polo elettronico hanno tristemente insegnato.

Romana Scopano

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