Famiglia del bosco, il giudice Angrisano: «Abbiamo tutelato i minori»

La stessa Angrisano ha sottolineato di avere «applicato le regole giuridiche, contemperate, dopo aver fatto dei tentativi di un bilanciamento tra interessi e diritti sempre volto nell'ottica degli interessi del minore»
L'AQUILA. «Noi abbiamo applicato delle regole giuridiche, contemperate, dopo aver fatto dei tentativi di un bilanciamento tra interessi e diritti sempre volto nell'ottica degli interessi del minore, quindi cercando la collaborazione dei genitori perché loro stessi riescano ad attuare quei diritti. Se questa collaborazione viene, se la disponibilità migliorare c'è, si cerca di trarre la via che è quella più vicina a quel diritto principale, universale che è quello del bambino alla felicità, che prevederebbe il poter vivere serenamente con i suoi diritti garantiti all'interno della sua famiglia di origine. E abbiamo uno strumentario che abbiamo utilizzato, bene, male, lo dirà la Corte che ci valuterà in appello, lo diranno i successivi gradi». Così la presidente del Tribunale dei minorenni dell'Aquila, Cecilia Angrisano, nel suo intervento alla riunione dell'Anm abruzzese indetta in solidarietà proprio alla giudice finita nel mirino di insulti e minacce dopo il caso della 'famiglia nel bosco'.
«Noi, come tutti i giudici, come tutti i Tribunali, ci occupiamo di diritti - ha aggiunto -. L'occhio con cui noi decidiamo questioni di diritto è quello di quei diritti che a tutti i minori sono garantiti a partire dalla Convenzione dell'Onu del 1989». «Non solo noi giudici siamo stati oggetto di attacchi più o meno sconsiderati - ha concluso -. Non è stato mantenuto e garantito nemmeno il diritto alla riservatezza dei minori, che il nostro ordinamento riconosce. Quei bambini sono stati esposti nella loro immagine, nel loro nome, nel loro posto dove vivevano, in tutto quello che la legge prevede non si possa fare con un minorenne».

