L'AQUILA

Fiumi, allarmi inascoltati, scontro Provincia-Regione 

Aterno straripato e mancata manutenzione, l’alveo era invaso da tronchi e rifiuti. Caruso: «Partita una diffida e chiesto l’intervento del governo, basta rimpalli»

L’AQUILA. Scende il livello dell’Aterno e si attenua l’emergenza nell’Aquilano, dove il fiume ha rotto gli argini in più punti causando danni. Non si placano, invece, le polemiche attorno alla mancata manutenzione del fiume. L’alveo invaso da tronchi e rifiuti, dopo i lunghi periodi di siccità, ha rappresentato una minaccia, come da più parti evidenziato.

leggi anche: Allagamenti, disagi e cede il ponte sull'Aterno / FOTOGALLERY Strada provinciale 11 interrotta in direzione di Molina, in via precauzionale è stato chiuso anche un cavalcavia nella zona di Stiffe. Residenti in allarme anche a Onna e Monticchio

La situazione maggiormente critica è stata registrata nella zona di Monticchio. Dove, dal 2020, sono rimasti inascoltati gli appelli dei residenti: vennero inviate due note (una a febbraio, l’altra ad agosto) al Genio civile in cui si chiedeva un intervento urgente di ripulitura proprio nel tratto dove fra martedì e mercoledì si è rotto l’argine. La manutenzione dell’alveo del fiume sarebbe compito del Genio civile e quindi della Regione.
Sul caso è intervenuto il presidente della Provincia dell’Aquila, Angelo Caruso, che è anche presidente dell’Upi Abruzzo (Unione Province italiane). Caruso lamenta continui rimpalli di responsabilità tra istituzioni.

«Il tema delle aste fluviali rappresenta un argomento travagliato sin dalla emanazione della legge regionale 32 del 2015, ovvero da quando la Regione ha stabilito il trasferimento dei fiumi di secondo livello dalle Province ai Comuni», sottolinea il presidente, «nonostante i continui tentativi delle Province abruzzesi di compiere tale trasferimento, i Comuni non hanno voluto accettare tale incombenza che supponeva mezzi e personale che ne la provincia ne la Regione poteva assegnare. La Regione è stata sollecitata continuamente dall’Unione delle Province italiane a trovare una soluzione alternativa senza però che nel lungo periodo intercorso sia stato individuato un organo o autorità in grado si subentrare a tale competenza. Le Province si sono viste costrette pertanto a diffidare la Regione Abruzzo con un atto del mese di novembre che conteneva financo un avvertimento che in difetto si sarebbe invocato il potere sostituivo del governo, cosa avvenuta a fine dicembre. Martedì scorso», aggiunge Caruso, «l’assessore regionale Pietro Quaresimale ha convocato Upi e Anci, l’associazione dei Comuni, ma l’incontro ha avuto un contenuto interlocutorio, dove i dirigenti del Genio civile e delle opere pubbliche si sono riservati di approfondire la ricostruzione di un secolo e mezzo di normativa sulle acque. Il rammarico», conclude il presidente della Provincia dell’Aquila, «scaturisce dal fatto che sebbene l’argomento sia continuamente attualizzato dalle sciagure che avvengono in Italia e nel mondo, non si è registrata la giusta attenzione affinché si stabilisca una volta per tutte chi debba svolgere quella fondamentale azione di controllo e di esecuzione manutentiva sui fiumi. Basta con i rimpalli di responsabilità».
©RIPRODUZIONE RISERVATA