Entro gennaio disponibili 300 alloggi a canone concordato. Coinvolti 25 costruttori, la possibilità del riscatto

«Fondo immobiliare, grande sfida»

Napoleone (Europa Risorse) parla delle nuove case assegnate agli sfollati

L’AQUILA. Case «vere», di recente costruzione, a disposizione degli sfollati. Prende forma il fondo immobiliare Aq (promosso da Europa risorse e Carispaq) che mette a disposizione 500 alloggi alle famiglie colpite dal sisma. Dopo l’anteprima del 23 dicembre scorso, entro il 31 gennaio le case consegnate saranno 300. Dietro al progetto c’è un abruzzese, Antonio Napoleone (presidente Europa risorse).

L’iter è stato lungo, ma adesso le case ci sono. Non si poteva arrivare prima?
«È vero, siamo in ritardo. Ma non è dipeso né da noi né dalla Protezione civile né dal Comune. I passaggi burocratici per la creazione del fondo hanno comportato uno slittamento. Alla fine, anche le 4700 abitazioni del progetto Case avranno qualche mese di ritardo nella consegna, ma ben vengano i tempi visti all’Aquila rispetto a quelli di altri terremoti. Altrove non ci sono stati lo stesso tempismo e la stessa attenzione».

Come funziona il fondo?
«Il 17 è stato capitalizzato il fondo, quindi abbiamo ricevuto i soldi dagli investitori. Abbiamo scritto ai costruttori per l’acquisto degli appartamenti e la consegna di un anticipo. La fase successiva è quella dell’acquisto definitivo. Si tratta di appartamenti non danneggiati e rifiniti».

Come avviene l’assegnazione?
«Gli affitti a canone concordato sono stabiliti dalle ordinanze. Così si raggiunge anche l’obiettivo di calmierare il mercato. L’affitto lo pagano i Comuni coi fondi messi a disposizione dalla Protezione civile su conti dedicati. Queste abitazioni non sono liberamente fruibili da tutti. Ci atteniamo rigorosamente all’utenza indicata dalla Protezione civile, che ci fornisce l’elenco degli assegnatari di ogni singolo appartamento. L’assegnazione è un aspetto che non ci riguarda minimamente».
Dove si trovano gli immobili?
«In varie zone della città, da Pettino a Sant’Antonio, dalla Torretta al Torrione fino a Pizzoli. Sono tutti edifici ben realizzati e rifiniti. Abbiamo coinvolto 25 costruttori, che hanno messo a disposizione un numero più ampio dei 500 alloggi previsti».

Qual è la durata del fondo e che fine faranno queste case?
«Abbiamo 3 anni a disposizione, che si possono estendere a 5 in alcuni casi eccezionali. Al sesto dobbiamo metterci in cerca di chi ricompra le case. E questo aspetto preoccupa un po’ tutti. A chi vendiamo? Prevediamo che gli aquilani torneranno nelle loro abitazioni d’origine. Molti staranno nel progetto Case, ma ci sarà anche gente nuova che viene all’Aquila».

Come si fa a riscattare uno di questi alloggi?
«Cercheremo di agevolare il più possibile gli aquilani a restare lì. Saranno loro a poterli riacquistare. La speranza c’è, visto che in tanti vi stanno trasferendo i propri arredi. Se chi non ha più una casa vuole restare in uno di questi alloggi, attraverso il meccanismo di subentro della Fintecna, siamo disponibili. Sono legatissimo all’Abruzzo, essendo nato a Castiglione a Casauria, avendo vissuto e studiato all’Aquila, essendomi sposato a Villa Sant’Angelo e avendo casa a Sulmona. Dopo anni tra l’Australia e Milano è tornato il tempo di impegnarmi per questa terra».