Girandola nelle carceri, boss trasferiti

Circa 250 mafiosi sottoposti al regime del 41-bis sono stati spostati, coinvolta la struttura di Preturo

L’AQUILA. Doveva essere, questo almeno nelle intenzioni di chi l’ha promossa, un’operazione sottotraccia. Ma ad alcuni giorni dal perfezionamento di tutti i trasferimenti, la girandola di boss – i principali capi della criminalità organizzata in Italia – trasferiti da un carcere all’altro per evitare pericolosi «radicamenti», interni ed esterni, nei diversi territori, è finita sui giornali nazionali.

Anche il carcere delle Costarelle dell’Aquila è stato interessato dalla «rivoluzione» portata avanti dal Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria e comunicata al ministero della Giustizia, alla Direzione nazionale antimafia e alle direzioni distrettuali antimafia di tutta Italia.

Un’operazione che si è svolta nei giorni scorsi e che ha visto in campo un imponente schieramento di forze. Le carceri interessate dai movimenti sono state quelle dell’Aquila, Milano Opera, Parma, Viterbo, Ascoli Piceno, Tolmezzo, Novara, Spoleto e Roma. Secondo quanto è trapelato, ha lasciato il carcere dell’Aquila Leoluca Bagarella che è stato trasferito a Tolmezzo (Udine). In «entrata», invece, l’accompagnamento forzato di Filippo Graviano che sta scontando la pena dell’ergastolo (il fratello Giuseppe è stato trasferito dal carcere milanese di Opera a quello di Ascoli Piceno). I fratelli di Brancaccio sono legati a fatti di cronaca quali gli attentati di Firenze e Roma e l’omicidio di don Pino Puglisi. Anche personaggi legati alla camorra sono stati rinchiusi nel carcere di massima sicurezza dell’Aquila. Tra questi anche Nicola Schiavone (figlio del boss Francesco detto Sandokan), condannato alla pena di 21 anni di reclusione nel processo «Normandia» a carico di imprenditori che, per l’accusa, hanno ottenuto appalti pubblici grazie all’appoggio del clan dei Casalesi.

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