Gli ingegneri: sparite 5mila domande

Per il capo dell’Ordine manca all’appello un gran numero di aventi diritto.

L’AQUILA. Cinquemila case fantasma. Un censimento le annovera come danneggiate, ma nessuno dei proprietari ha chiesto soldi allo Stato per ripararle. Conta e riconta, i numeri sono sempre gli stessi. Il presidente dell’Ordine degli ingegneri Paolo De Santis denuncia che, nonostante la concessione della proroga per la richiesta dei contributi per le case B e C, mancano all’appello ancora «cinquemila domande, se dobbiamo prendere per buona la stima delle 14mila abitazioni colpite duramente dal terremoto e quindi bisognose di interventi di riparazione».

De Santis, che più volte, nei mesi scorsi e anche di recente, si è scagliato contro la «farraginosità assurda di un meccanismo non creato certamente da noi professionisti aquilani», torna all’attacco sui numeri della cosiddetta ricostruzione leggera. «Finora sono state presentate circa 9mila domande», sostiene De Santis. «Quindi, se il dato di partenza è il numero di 14mila abitazioni censite in quanto danneggiate, vuol dire che mancano all’appello 5mila domande. Mi chiedo, a questo punto, dove siano finite. Sarebbe utile conoscere il motivo per il quale 5mila proprietari di abitazioni danneggiate non hanno chiesto, in questi nove mesi, il contributo allo Stato per la riparazione. Un fatto sicuramente anomalo.

Le ipotesi sono tante e diverse, tutte degne della massima considerazione ma purtroppo non supportate da riscontri certi. Può essere che si tratti di case abbandonate. Oppure che siano immobili che i proprietari vogliono vendere. E che quindi, siccome chi ottiene il contributo statale non può vendere la casa almeno per i due anni successivi, non ci sono richieste e non ci saranno nemmeno con la proroga. Oppure può trattarsi di abitazioni edificate su terreni di ex uso civico. Possono essere anche appartamenti ai piani alti che non non hanno subìto danni dal terremoto. Infine, possono anche essere tutte seconde case. Se fosse così, un sindaco dovrebbe preoccuparsene».

Il presidente dell’Ordine degli ingegneri rincara la dose. «Bisogna fare immediata chiarezza su questi numeri per analizzare bene il fenomeno. Cinquemila domande rappresentano un terzo del totale quindi non è uno scherzo. La Protezione civile ha sempre detto che se ne aspettava 14mila quindi c’è qualcosa che non va. Occorre incrociare i dati degli immobili censiti con gli aggregati e le domande presentate. Da questa operazione di fondamentale importanza verrà fuori un quadro più chiaro della situazione e le tante domande potranno trovare una risposta. Tutti, e il Comune in primis, abbiamo diritto di sapere quante sono le case che sono rimaste fuori dalla cosiddetta ricostruzione leggera».

Un altro aspetto da indagare, secondo De Santis, è quello dei contributi erogati. «Le domande presentate al 18 dicembre erano 5500. Il Comune parla di 1900 buoni contributo. Ne mancano 3500. Che fine hanno fatto? Sono domande da integrare oppure no? A cavallo della scadenza sono state presentate, inoltre, altre tremila domande. I cantieri aperti sono pochissimi, considerate anche le condizioni del tempo negli inverni aquilani. Gli altri buoni contributo tardano a essere tirati fuori, la ricostruzione non parte. Se tutto va bene, i soldi arriveranno a marzo. Non mi sembra che l’emergenza abitativa sia stata affrontata come tale».