Gran Sasso, ora è scontro politico sulle piste da sci prese d’assalto

Con le altre stazioni a mezzo servizio, a Campo Imperatore l’overtourism fa rima con disagi e attese. I capigruppo di maggioranza: «Nessun fallimento, è l’effetto di una montagna attrezzata e attrattiva»
L’AQUILA. Overtourism sul Gran Sasso. Con le stazioni sciistiche di Campo Felice e Ovindoli praticamente chiuse e le piste di Roccaraso dimezzate, Campo Imperatore è stato preso d’assalto da sciatori provenienti anche da fuori regione. Oltre 5.000 presenze nel weekend, altre 2.000 nella giornata di ieri. Per qualcuno la domanda ha superato l’offerta: le lunghe file registrate alla base della funivia hanno scatenato polemiche tra gli utenti e aperto il dibattito politico. Alle stilettate del consigliere regionale del Pd Pierpaolo Pietrucci ha replicato prima l’amministratore unico del Ctgs Gianluca Museo e poi si è mosso il centrodestra al Comune dell’Aquila. «Le file registrate nei giorni di maggiore affluenza non rappresentano un fallimento», sottolineano i capigruppo Leonardo Scimia (FdI), Alessandro Maccarone (Aq Protagonista), Daniele D’Angelo (Forza Italia), Daniele Ferella (Lega) e Fabio Frullo (Udc), con il consigliere comunale con delega alla Montagna Luigi Faccia, «bensì il segnale evidente di un rinnovato interesse turistico per il Gran Sasso, oggi unico comprensorio regionale in grado di garantire condizioni sciistiche adeguate. Un dato positivo per l’economia locale, per gli operatori del settore e per l’immagine dell’Aquila come città di montagna viva, attrattiva e frequentata. Ed è proprio su questo punto che s’infrange l’ennesima narrazione strumentale del centrosinistra: si grida allo scandalo per le code, ma si omette un fatto essenziale, ovvero che senza la funivia in funzione non ci sarebbe alcuna fila, perché non ci sarebbe alcun turismo». Secondo la maggioranza, «dietro la proposta di sostituire l’attuale impianto con una telecabina 3S, presentata oggi come soluzione miracolosa, si cela in realtà una scelta irrealistica e potenzialmente dannosa. Si parla di un’opera dal costo stimato tra i 40 e i 50 milioni di euro, da realizzare in un contesto ambientale fortemente vincolato, che comporterebbe anni di blocco, stagioni turistiche compromesse e il rischio concreto di mettere in ginocchio l’intero comparto economico di Campo Imperatore». C’è poi l’ostacolo vincoli: «Chi oggi pontifica dimentica, o finge di dimenticare», aggiungono, «che un’ipotesi analoga esisteva già nel 2009, fu presentata al Comune e non venne mai portata avanti, proprio negli anni in cui Pietrucci ricopriva ruoli apicali nelle amministrazioni guidate dal centrosinistra. Allora come oggi, esistevano i vincoli ambientali, le difficoltà autorizzative e le stesse criticità che oggi vengono strumentalmente ignorate. Nel frattempo, l’amministrazione lavora con serietà a una visione più ampia e concreta di sviluppo, puntando sul Piano speciale territoriale Scindarella-Montecristo, su impianti già finanziati e su un modello di turismo realmente sostenibile, accessibile e sicuro». La stoccata finale: «Ci chiediamo se, dopo l’esclusione dalla corsa a candidato sindaco da parte dei moderati della sua stessa area politica, Pietrucci non stia tentando di recuperare visibilità alzando artificiosamente il livello dello scontro».
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