Grandi Rischi, Cialente scagiona gli esperti

Il sindaco: "Non uscii rassicurato da quella riunione". E le parti civili insorgono

L'AQUILA. Il sindaco Massimo Cialente dà una mano alla difesa e tra lo stupore di magistrati e avvocati dichiara che dalla riunione della commissione Grandi Rischi non uscì rassicurato ma con i dubbi di prima. E' la sintesi delle dichiarazioni del sindaco nel processo ai sette componenti dell'organismo che hanno suscitato l'ira delle parti civili.

«Quando sono andato alla riunione della commissione Grandi Rischi», ha affermato il sindaco, «non ero nemmeno ben consapevole dell'argomento visto che fui informato tardi della riunione e arrivai quando era già iniziata». «Tuttavia», ha aggiunto il sindaco, «dopo avere parlato con gli esperti mi resi conto che in nessun caso essi avrebbero potuto fornire risposte precise alla domanda che i cittadini si ponevano su cosa sarebbe potuto succedere visto che i terremoti non sono prevedibili. Per cui uscito da quella riunione rimasi con gli stessi problemi di prima e forse con qualche preoccupazione in più». Una testimonianza che ha preso in contropiede tutti in un'atmosfera quasi surreale e paradossale dove gli avvocati della difesa si sono ben guardati dal fare domande al sindaco e quelli di parte civile hanno tentato di farlo cadere in contraddizione. E, a fare le domande, era soprattutto il giudice Marco Billi il quale per farsi un'idea ha formulato quesiti a raffica sostituendosi di fatto agli avvocati degli accusati.

Cialente, comunque, a chi gli chiedeva cosa avesse fatto per la città, ha evidenziato la sua preccupazione per le sorti delle scuole con particolare riferimento alla De Amicis e alla scuola di Santa Barbara da lui chiuse prima del sisma. Ha poi aggiunto di avere invocato la dichiarazione dello stato di emergenza per calamitare l'attenzione sulla città a livello nazionale.

Circa il piano di protezione civile, incalzato dall'avvocato Fabio Alessandroni, sulla propaganda e su cosa dovessero fare i cittadini in caso di emergenza, il sindaco ha declinato le responsabilità della sua pubblicizzazione ai cittadini alla passata amministrazione Tempesta, che l'aveva approvato. «Noi», ha aggiunto, «ci siamo limitati ad adattarlo alla nuove esigenze».

Un altro aspetto che è emerso, è stato il rapporto tra Cialente e il tecnico Giampaolo Giuliani, che da sempre asserisce di poter prevedere i terremoti. L'avvocato di parte civile Attilio Cecchini ha svelato l'esistenza di una corrispondenza telefonica e via email con il primo cittadino nei giorni precedenti al sisma delle 3.32.

Il sindaco, però, ha negato di essere stato allarmato da Giuliani poche ore prima della catastrofe. «Giuliani», ha detto Cecchini rivolgendosi al sindaco, «le avrebbe telefonato per dire che si stava alzando il livello del radon e che "la notte avrebbe fatto il diavolo a quattro"». «Assolutamente no», ha replicato il sindaco, «anzi fu lui a tranquillizzarmi escludendo forti scosse». L'avvocato Cecchini, comunque, ha assicurato che Giuliani sarà sentito come testimone alla ripresa del processo.

La testimonianza di Cialente, dunque, ha mandato in bestia le parti civili e se ne è fatto interprete, a fine udienza, il medico aquilano Vincenzo Vittorini, che ha gridato al complotto: «C'è una non belligeranza tra istituzioni. Il sindaco», ha tuonato, «è il capo locale della Protezione civile ed è assurdo che gli avvocati difensori non gli abbiano voluto chiedere nulla». Insomma una polemica rovente con strascichi in vista.

Di segno diverso è stata la precedente deposizione dell'ex assessore regionale alla Protezione civile, Daniela Stati, che ha contestato il verbale ufficiale della riunione del 31 marzo 2009 della commissione Grandi rischi, asserendo di non non averlo «mai letto». «In questo verbale», ha spiegato la Stati, «mancano le domande che facevo come amministratore e le risposte che mi venivano date. Comunque dissero che non c'era da preoccuparsi, che non dovevamo fare inutili allarmismi anche perché era giudicato positivo che ci fossero piccole scosse».

Viceversa l'ex assessore ha riconosciuto un altro verbale, una bozza, da lei firmata, in cui erano presenti anche le sue domande e altri interventi. Il pubblico ministero Fabio Picuti le ha ricordato una dichiarazione resa durante i primi colloqui di sommarie informazioni in procura in cui ricordava che le piccole scosse venivano definite un «segnale positivo» dagli esperti, e la Stati lo ha confermato.

Ascoltato anche Cristian Del Pinto sismologo della Protezione civile che partecipò alla riunione della commissione come «uditore». Del Pinto non condivise nulla su come si articolò la riunione in quanto a suo dire nell'Aquilano si stava manifestando una attività sismica anomala che non fu considerata nella giusta maniera. «Si parlò della possibilità di un sisma», ha raccontato, «ma si ritenne improbabile che avrebbe potuto superare la magnitudo 4». Infine il vice prefetto Gianluca Braga ha ribadito che fu ritenuto improbabile un grande evento sismico.

Il processo vede sotto accusa per omicidio colposo plurimo i componenti della commissione: Franco Barberi, Bernardo De Bernardinis, Enzo Boschi, Giulio Selvaggi, Gian Michele Calvi, Claudio Eva e Mauro Dolce. Saltata la data del 14 dicembre, il processo Grandi Rischi riprenderà nelle giornate del 12 e 13 gennaio (giovedì e venerdì) e, di seguito, tutti i mercoledì. Ieri sono saltati alcuni interrogatori quali quello dell'assessore comunale Stefania Pezzopane anche per via di pause necessarie per risistemare l'impianto di registrazione ma anche, secondo alcuni avvocati, per via di alcune domande discutibili o oziose che si fanno ai testimoni. Ieri, per esempio, è stato chiesto a Del Pinto quali fossero i titoli cavallereschi dei quali è autorizzato a fregiarsi.

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