I commercianti sui migranti: "L'Aquila ora ha altre priorità"

Celso Cioni (Confcommercio): solo a fine ricostruzione sarà possibile pensare ad accogliere chi è in difficoltà

L’AQUILA. Il destino dell’Aquila passa dalla riconquista del centro storico, circostanza che va sostenuta con la creazione di “attrattori” di interesse. Tra questi, anche la caserma Rossi, che potrebbe svolgere un ruolo chiave nel disegno di rivitalizzazione del tessuto economico cittadino, e che per questo non può trasformarsi in un centro per l’accoglienza di migranti. Parola di Celso Cioni, direttore di Confcommercio, che si fa portavoce del malcontento e della preoccupazione che serpeggiano tra gli associati, alla notizia della creazione di un centro Sprar negli spazi che una volta ospitavano il Nono reggimento Alpini. «Da tempo», spiega Cioni, «stiamo lavorando a un progetto, assieme alla Regione, che si propone di incentivare il ritorno in centro da parte delle attività commerciali. Parliamo di affitti calmierati, forme di sostegno fiscale e altri incentivi che potrebbero spingere i commercianti a tornare in centro. Di recente, inoltre, Confcommercio e Anci (Associazione dei comuni italiani), hanno firmato un protocollo d’intesa che a partire dal 2017 prevede una serie di agevolazioni che dovrebbero essere in grado di far scendere i prezzi degli affitti . Mi riferisco, in particolare, alla possibilità di applicare la cedolare secca anche ai locali commerciali. È chiaro che se in centro tornano i negozi, tornano anche gli aquilani. La dimostrazione è la riapertura del bar gelateria in piazza Duomo, molto frequentata dai giovani». La rinascita della città, dunque, va programmata facendo delle scelte, compito che spetta a chi amministra, preferibilmente in condivisione con le categorie interessate. «La caserma Rossi», aggiunge Cioni, «è una delle aree strategiche sulle quali si gioca il destino futuro della città. Metterci i migranti oggi significherebbe andare in contrasto con questo processo che si è già messo in moto. Quello spazio deve essere destinato a supportare il rilancio della città, anche per la posizione strategica che occupa, a due passi dalla fontana luminosa. Un centro di accoglienza, in quegli spazi, oggi significherebbe rimettere in discussione un percorso già avviato e sul quale stiamo lavorando da tempo. Non si tratta di preclusioni ideologiche nei confronti di chi arriva in Italia dopo aver percorso migliaia di chilometri, attraversando prima il deserto e poi il mare, ma semplicemente di una questione di scelte. Quale futuro vogliamo per L’Aquila? Non siamo affatto contrari all’accoglienza», insiste Cioni, «che va assicurata laddove esistono le condizioni. Bisogna prestare attenzione, però, e non fare scelte che potrebbero rivelarsi poco lungimiranti per una città come L’Aquila, che ha tanti problemi, la maggior parte dei quali legati al terremoto che l’ha distrutta nel 2009». Nei prossimi giorni, passato ferragosto, i commercianti si riuniranno per elaborare un documento, da condividere con una platea più ampia possibile, e da sottoporre poi all’attenzione del Comune e del prefetto.

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