L’Aquila

I medici aquilani si mobilitano per la popolazione di Gaza: via alla raccolta fondi per aiutare bambini, feriti e malati

10 Settembre 2025

Il presidente del Consiglio dell'Ordine, Alessandro Grimaldi, lancia un appello alla categoria: «Mobilitiamoci per aiutare gente inerme, costretta a subire i bombardamenti. Non si può restare indifferenti»

L’AQUILA. L'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri dell'Aquila si mobilita per la popolazione civile di Gaza. Il Consiglio direttivo, in carica dal primo gennaio, ha devoluto il gettone di presenza dell'ultima riunione e avviato una raccolta fondi tra i 3mila iscritti. Ne dà notizia, in una nota, il presidente del Consiglio dell'Ordine, Alessandro Grimaldi, che lancia un appello alla categoria: "La nostra non è un'azione contro la popolazione israeliana - sottolinea - ma un impegno a sostegno di una comunità inerme che subisce violenze quotidiane. Mi rivolgo a tutte le colleghe e ai colleghi, richiamando i valori fondanti della professione. Le condizioni umanitarie a Gaza ci impongono di non restare indifferenti. La tutela della salute è strettamente connessa a pace, giustizia e solidarietà. Servono aiuti immediati e devono essere garantiti senza ostacoli. Il nostro è un contributo concreto che speriamo non resti isolato".

Grimaldi è primario del reparto di Malattie infettive dell'ospedale San Salvatore e capo dipartimento Medicina della Asl provinciale dell'Aquila. Nel corso della riunione, il Consiglio direttivo ha espresso "profonda indignazione per l'escalation di violenza nella Striscia e per le ripetute aggressioni a danno di civili e strutture sanitarie", rafforzando l'appello del presidente: "Non restiamo in silenzio: la neutralità della cura significa difendere la vita ovunque sia minacciata. Condanniamo con fermezza il bombardamento che ha colpito l'ospedale Nasser, causando almeno venti vittime e numerosi feriti, tra cui personale medico e soccorritori". "È urgente evacuare i più vulnerabili - conclude la nota - a partire da bambini, feriti e malati, e potenziare i corridoi umanitari per garantire l'arrivo di medici, volontari e aiuti essenziali. Basta con le uccisioni di operatori sanitari: colpire chi cura significa violare i principi del diritto internazionale umanitario e privare le comunità dell'accesso alle cure".