Il Cristo morto in corteo tra volontari, poliziotti e fedeli tornati in centro 

La città ritrova il rito collettivo del Venerdì santo dopo due anni di stop Le divise blu portano la Croce dei martiri del 6 aprile insieme ai familiari

L’AQUILA. La città ritrova la processione del Venerdì Santo dopo due anni in cui le restrizioni per il contenimento della pandemia hanno spinto le autorità a vietare questo rito collettivo. Dal 1954, anno dell’avvio della tradizione, l’unico altro momento in cui L’Aquila vi aveva rinunciato era stato nel 2009, in un giorno che fu invece ricordato per i funerali solenni. Dalle edizioni successive, sfila in processione anche la Croce dei martiri del sisma. Stavolta, i familiari delle vittime hanno voluto che ad accompagnarla fossero i poliziotti, anche ricordando l’impegno nel post-terremoto. La scorta d’onore al Cristo morto è stata, invece, affidata ai Volontari Abruzzesi Sangue-Fidas L’Aquila. Una grande partecipazione quella di quest'anno, favorita da temperature finalmente primaverili. Tra la folla molta gente desiderosa di riscoprire questo rituale, così come qualche turista che ha raggiunto L’Aquila per la Settimana Santa.
il corteo
Una processione, come ha ricordato il cardinale Giuseppe Petrocchi, dalle due dimensioni: in primis spaziale con statue e simulacri a uscire e rientrare attraverso la porta principale della basilica di San Bernardino, poi corso Vittorio Emanuele, corso Principe Umberto, piazza Palazzo, via Marrelli, piazzetta Machilone, piazza Duomo. La seconda dimensione è quella spirituale, con le preghiere e i canti dei partecipanti a superare i confini fisici e raggiungere idealmente altri luoghi di dolore. In questo, le ferite degli aquilani che 13 anni fa hanno dovuto lasciare in massa l’abitazione, diventano compatibili con quelle delle popolazioni colpite dalla crisi russo-ucraina, ricordate attraverso le parole del cardinale e omaggiate da alcuni scout che hanno sfilato con cappellini gialloblù, i colori della bandiera che sventola su Kiev e Mariupol. Anche per loro è risuonato il Miserere di Saverio Selecchy da Chieti, la cui esecuzione è stata curata dal Coro e Orchestra del Venerdì Santo, coordinati dal maestro Vincenzo Vivio e diretti dal maestro Carlo Mantini. A suonare anche gli alunni della scuola media Dante Alighieri. In testa al corteo i gonfaloni degli enti locali scortati dai vigili urbani, prima del grande organo e delle opere di arte moderna, realizzate per la maggior parte da Remo Brindisi. Qui hanno sfilato associazioni di protezione civile, gruppi scout, vigili del fuoco, volontari della Croce Rossa, gruppi alpini, Cai, confraternite, delegazioni di aziende a partecipazione pubblica, ordini religiosi, sodalizi di artiglieri e bersaglieri. Due anni fa erano state installate soltanto le croci in legno sul sagrato. L’anno scorso, invece, nella Settimana Santa, furono portate all’interno della chiesa francescana soltanto le statue della Vergine Addolorata, dell’Angelo con il calice e quella del Cristo morto poiché la processione si trasformò in forma statica. Furono, infatti, i singoli fedeli, distanziati, a recarsi all’interno della basilica per un omaggio silenzioso sfilando davanti alle tre opere di Brindisi posizionate nella navata centrale. (fab.i.)
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