Il sindaco: "Ho fatto tutto quello che dovevo fare"

Massimo Cialente ripercorre le ore immediatamente precedenti la scossa che ha devastato la città nella notte tra il 5 e il 6 aprile. Una delibera di giunta comunale del 2 aprile chiedeva la dichiarazione dello stato di emergenza a causa delle numerose scosse di terremoto che avevano interessato la città dal mese di gennaio

L'AQUILA. "Ho fatto tutto quello che dovevo fare". Il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente ripercorre le ore immediatamente precedenti la scossa che ha devastato la città nella notte tra il 5 e il 6 aprile. Una delibera di giunta comunale del 2 aprile chiedeva la dichiarazione dello stato di emergenza alla luce delle numerose scosse di terremoto che avevano interessato la città a partire dal 16 gennaio scorso.
 
"La richiesta di aiuto al governo", aggiunge ancora il sindaco Cialente, "era stata  anticipata attraverso un telegramma che era stato inviato alla Regione. Da lì, sentita la Protezione Civile, sarebbe dovuto arrivare al Governo. Ricordo che erano giorni di grande agitazione. Le scosse avevano creato allarme e noi ci eravamo mossi soprattutto per assicurare l'incolumità dei nostri alunni e studenti. Non ricordo se la richiesta sia stata inoltrata il 2 oppure il pomeriggio del 3 aprile. Ricordo solo che era un fine settimana e che lunedì mi ero ripromesso di andare di persona da Bertolaso, il capo della Protezione Civile, per chiedere il sostegno del Governo. Ci siamo sentiti per telefono e mi aveva detto che c'era attenzione nei confronti dello sciame sismico. Non voglio fare polemiche. Non voglio attribuire responsabilità a nessuno. Dico solo che ho fatto tutto quello che potevo fare e c'è stato un sovrapporsi di tempi. Col senno di poi ammetto che non si poteva perdere nemmeno un minuto di più, visto quello che è successo. Il sindaco tutto quello che poteva fare lo ha fatto, quella notte, dopo le prime due scosse, io ho dormito, per così dire, a casa. Visti i primi segnali del terremoto, ho deciso che per il giorno successivo avrei comunque chiuso tutte le scuole e per questo ho chiamato la Tv per far mettere un annuncio in sovraimpressione. Poi mi sono addormentato e c'è stata la forte scossa. A quel punto siamo scappati fuori, insieme ai miei familiari, e siamo andati subito con i tecnici comunali per capire cosa era successo. In quei momenti ricordo il grosso armadio della mia camera che veniva verso di me e poi si allontanava. In casa mia è caduto tutto a terra".
 
Il sindaco precisa che in quei giorni era alla disperata ricerca di fondi per riparare i danni dello sciame sismico sugli edifici scolastici della città. "Avevo l'incubo del patto di stabilità e avevo bisogno di soldi. Per quello ho scritto al governo.Ma oggi non voglio fare polemiche, bisogna pensare a ricostruire".