In duemila all’apertura della Porta Santa

All’ingresso della basilica controlli con i metal detector. Il monito di monsignor Petrocchi contro la corruzione

L’AQUILA. Il freddo pungente non ha scoraggiato i tanti fedeli che ieri sera hanno partecipato, a San Bernardino, al rito di apertura della Porta Santa della diocesi dell’Aquila in occasione del Giubileo straordinario della Misericordia indetto da Papa Francesco. La processione è partita come previsto poco dopo le 17.30 dalla chiesa di Santa Maria di Farfa ed è arrivata fino al sagrato di San Bernardino, la basilica scelta dalla diocesi per l’apertura della Porta Santa in sostituzione di quella di Collemaggio, inagibile a causa del sisma. All’ingresso controlli marcati, anche con il ricorso ai metal-detector.

«Con Collemaggio e il Duomo inagibili», ha detto l’arcivescovo Giuseppe Petrocchi che ha celebrato la messa insieme al nunzio apostolico Orlando Antonini e all’arcivescovo emerito Giuseppe Molinari, «abbiamo scelto di aprire la Porta Santa in questa chiesa restaurata, simbolo della tenacia degli aquilani». Alle 18 in punto, in contemporanea con le altre centinaia di diocesi italiane, monsignor Petrocchi ha aperto la Porta Santa. Nella sua omelìa l’arcivescovo si è soffermato sul significato del Giubileo straordinario, mentre una folla di oltre 2000 fedeli riempiva San Bernardino. Nella navata centrale sono state messe oltre 500 sedie in aggiunta ai 600 posti a sedere dei banchi davanti all’altare. Ma nonostante ciò, moltissima gente è rimasta in piedi e c’è chi non è riuscito neppure ad entrare. In chiesa, tra i tanti fedeli, anche il prefetto Francesco Alecci, il questore Alfonso Terribile, il sindaco Massimo Cialente e la senatrice Stefania Pezzopane. In prima fila i canonici e i rappresentanti delle Confraternite, mentre i momenti di pausa dell’intera cerimonia sono stati accompagnati dai canti del coro diocesano. Un occhio di riguardo per le persone disabili, che hanno potuto accedere in chiesa passando dall’ingresso laterale, quello di piazza del Teatro, a loro riservato.

Monsignor Petrocchi, rivolgendosi ai fedeli, ha poi aggiunto che «la Perdonanza di Celestino V ha gli stessi cromosomi ecclesiali del Giubileo della Misericordia indetto da Papa Francesco». Ricordando il contenuto della bolla di indizione del Giubileo, l’arcivescovo ha usato parole dure nei confronti dei corrotti e dei corruttori. «A contrastare questo cancro, però», ha sottolineato Petrocchi, «non possiamo lasciare sole le istituzioni, la magistratura e le forze dell’ordine. Non basta “appaltare” ad altri questo compito, occorre la mobilitazione di tutto l’organismo ecclesiale e sociale». Unico neo della serata, le luci della facciata di San Bernardino rimaste spente.

Raniero Pizzi

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