Inchiesta crolli, occhi puntati sui palazzi

Dopo la chiusura delle indagini sulla facoltà di Ingegneria tocca a via D’Annunzio.

L’AQUILA. Le inchieste vanno avanti in modo spedito. Dopo la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini per i collasso della facoltà di Ingegneria, che ha visto confermata l’ipotesi di reato di disastro colposo ai nove iscritti sul registro degli indagati, ora sono in dirittura d’arrivo le informazioni di garanzia per il crollo del palazzo in via Gabriele D’Annunzio.

La Procura della Repubblica ha definito il filone di inchiesta sul crollo, a Roio, della sede della facoltà di ingegneria, dove non ci sono stati morti.
Ma per il procuratore Alfredo Rossini la mancanza di vittime è riconducibile solo al fatto che il terremoto è avvenuto di notte, quando la facoltà era naturalmente vuota. «Lo stesso sisma di giorno avrebbe potuto provocare centinaia di morti, forse anche duemila, tra studenti e personale dell’università» ha commentato il procuratore Rossini.

Contestualmente all’avviso di conclusione delle indagini, la procura ha depositato gli atti dell’accusa, in particolare la voluminosa perizia che servirà agli avvocati per organizzare la strategia difensiva dei nove assistiti. Si tratta dei progettisti e dei costruttori del complesso ai quali è stato contestato il reato di cooperazione colposa nel crollo di costruzioni. Secondo le conclusioni delle indagini, «il progetto architettonico e le varianti dell’area di ingresso principale, corpo A, è stato redatto in maniera incompleta e carente per mancanza di dettagli architettonici e costruttivi relativi all’ancoraggio e all’appoggio delle coperture inclinate in vetro, acciaio e alluminio». E ancora, sempre secondo l’accusa, ad alcuni degli indagati viene contestata, «la realizzazione delle strutture murarie oggetto del crollo» che sarebbero state «prive delle necessarie nervature di irrigidimento in cemento armato e degli ancoraggi al telaio in cemento armato».

Gli avvocati degli indagati hanno ora venti giorni di tempo per presentare le loro controdeduzioni alle accuse. Altrettanti sono i giorni a disposizione poi del pubblico ministero Fabio Picuti per decidere se predisporre le richieste di rinvio a giudizio o di archiviazione.
Oltre a quello sull’università, sono altri due i filoni aperti nell’ambito della maxi inchiesta sul terremoto: la Casa dello studente, dove sono morti otto giovani, con 15 indagati, e il convitto nazionale nel cui crollo hanno perso la vita tre ragazzi. Un’inchiesta quest’ultima che vede indagati due persone, ovvero il rettore e un dirigente della Provincia.
Complessivamente sono 26 gli indagati dei tre filoni d’inchiesta.

Il prossimo, in dirittura d’arrivo, è quello sul crollo del condominio in via Gabriele D’Annunzio, alla villa comunale, dove ci sono state nove vittime.
ANNO GIUDIZIARIO. Intanto il ministro della Giustizia Angelino Alfano si è detto «fiero di aver preteso ed ottenuto che gli uffici giudiziari riprendessero a funzionare proprio all’Aquila» dopo il devastante terremoto dello scorso sei aprile. Ed ha annunciato che «nei prossimi 24 mesi restituirò alla funzione giudiziaria il palazzo della giustizia gravemente danneggiato».

Il ministro ha poi confermato che sarà all’Aquila il 30 gennaio per partecipare all’inaugurazione dell’Anno giudiziario in Corte d’appello. Un annuncio che il ministro ha fatto nella sua relazione al Senato, nella quale ha anche voluto evidenziare «gli straordinari risultati» conseguiti dopo il terremoto dell’aprile scorso, che ha reso «inutilizzabili» tutti gli uffici giudiziari del distretto.
«Ma dopo appena due giorni» ha commentato con soddisfazione Alfano «siamo riusciti ad organizzare un efficiente, seppur provvisorio servizio».