TERREMOTO / L'ESPERTO

Ingv: «A Balsorano osservata l’attivazione di una piccola faglia» 

Il geologo Amato: «Si stima tra il 95% e il 99% la probabilità che non vi sia un sisma più forte, ma l’area è pericolosa»

BALSORANO. Possibilità di nuovi terremoti, anche più forti, geologia, storia: il geologo Alessandro Amato dell’Ingv ha pubblicato sul sito dell’istituto alcune riflessioni sul terremoto del 7 novembre a Balsorano. Risposte a domande che arrivano ogni volta che si attiva una sequenza sismica da qualche parte in Italia.

Alessandro Amato, geologo Ingv
Cosa succede quando c’è uno sciame sismico come quello di Sora-Balsorano?
«Si attiva una piccola faglia, o una porzione piccola di una faglia più grande, in un’area notoriamente sismica. Niente di anomalo, in fondo. Di terremoti e sequenze così ce ne sono molti ogni anno in Italia».
È collegato con altri terremoti, per esempio con quelli del 2016 o del 2009?
«No, in questo caso sono sistemi di faglia differenti».
Cosa succederà?
«Non lo sappiamo. Nessuno può saperlo… a parte tirare a indovinare».
Ce ne saranno altri?
«Sì. Dalla notte del 6 novembre sono stati 124 i terremoti localizzati in quell’area: oltre al più forte di magnitudo 4.4 del 7 novembre alle 18.35».
È probabile che ci siano terremoti più forti?
«È poco probabile. La probabilità è bassa, ma non possiamo escludere che avvengano».
È uno sciame precursore?
«Molto probabilmente no: si stima tra il 95% e il 99% la probabilità che non ci sia un terremoto più forte, ma potrebbe diventarlo. Da notare che si definirebbe precursore solo dopo un eventuale terremoto più forte. Non c’è modo di capirlo prima».
Cosa dire della sequenza?
«In quest’area ci sono stati in passato terremoti di magnitudo anche superiore a 6, come nel 1654. Più a sud e a nord anche più forti – 1349, 1915 – di magnitudo vicina o superiore a 7. Non ci sono elementi sufficienti per calcolare un periodo di ritorno di questi eventi e fare previsioni anche a lungo termine sui futuri terremoti».
Ci sono numerose faglie attive nella zona?
«Il terremoto del 7 novembre ha avuto un movimento per faglia normale appunto, con una piccola componente trascorrente, ossia di movimento laterale, coerente con la geologia recente nota e con altri terremoti dell’Appennino centrale: 1984, 2009, 2016. La pericolosità dell’area è molto alta, in conseguenza dei dati, sismici e geologici, descritti sopra. La pericolosità stimata non dà però informazioni su quando potrebbe verificarsi il prossimo terremoto. La maggior parte delle sequenze in Italia con eventi di questa magnitudo tende a durare da qualche giorno fino ad alcune settimane. La maggior parte finisce senza eventi più forti. In qualche raro caso, invece, si è osservata una scossa maggiore dopo qualche mese, ad esempio all’Aquila nel 2009, ma ricordiamo che in altri casi, come ad Amatrice nel 2016, l’evento distruttivo iniziale, quello del 24 agosto, non è stato preceduto da alcun foreshock. Se guardiamo una mappa degli epicentri localizzati finora, l’area interessata si estende per circa 3 km in senso est-ovest e circa 2 km in senso nord-sud».
L’area colpita?
«Stiamo osservando l’attivazione di una porzione di faglia molto piccola; non sappiamo come questa sia collegata con le grandi faglie nel sottosuolo e visibili in superficie che sono probabilmente l’origine dei grandi terremoti del passato. Queste devono avere avuto un’estensione di centinaia di km. Questo non significa che non possano rompersi per intero nuovamente, anzi prima o poi lo faranno di sicuro, ma per il momento l’attività è confinata in un volume piuttosto ristretto. Va detto comunque che nei casi di forti terremoti preceduti da altri eventi sismici, foreshocks, l’attività precedente i forti terremoti è generalmente contenuta in un volume ristretto. In sostanza quindi la sequenza di questi giorni non può dirci molto più di quello che sappiamo sull’attivazione di un eventuale forte terremoto. Secondo alcuni modelli statistici c’è un aumento di probabilità di un forte terremoto quando avviene un evento anche piccolo come quello del 7 novembre, ma le probabilità calcolate restano basse. È assodato che la stragrande maggioranza di queste sequenze, tra il 95% e il 99%, finisce dopo alcuni giorni o settimane senza un forte terremoto».
Cosa fare?
«Comprensibile la paura. L’unico modo per vincerla è essere sicuri delle case in cui si vive, delle scuole dove mandiamo i nostri figli, dei posti di lavoro. Approfittiamo di queste occasioni per ricordarci che viviamo in una terra sismica e mettiamoci in sicurezza prima che arrivi quello forte, che prima o poi arriva, speriamo tra un po’ di anni così abbiamo il tempo per ridurre il rischio».
©RIPRODUZIONE RISERVATA