VERSO IL BALLOTTAGGIO

L'Aquila, è caccia ai voti dei perdenti 

Biondi: «Siamo sicuri di farcela». Di Benedetto: «Il nostro elettorato è compatto»

L’AQUILA. La strategia dei candidati sindaci che andranno al ballottaggio il 25 giugno, Pierluigi Biondi e Americo Di Benedetto, coincide in un punto: non ci saranno apparentamenti. Ma vanno a caccia dei voti dei perdenti, Nicola Trifuoggi e Giancarlo Silveri. Biondi è sicuro di farcela con le liste che ha a recuperare lo svantaggio di 11 punti percentuali. Ha preso più voti delle sue liste (13.967 contro 12.763). E pensa ci recuperare circa 1.500 voti dall’elettorato di destra, che al primo turno ha votato candidati del centrosinistra in corsa sotto il vessillo del Passo Possibile (la lista di Di Benedetto, che da sola ha ottenuto 3.000 voti), «come Elia Serpetti, Paolo Romano, Massimiliano Venta e Massimiliano Pieri», sottolinea Biondi, «che nel 2012 si erano presentati con il Pdl (Romano e Venta), Mpa (Serpetti) e Prospettiva 2022, la lista di Luigi D’Eramo (Pieri)». E il cui elettorato, secondo l’analisi fatta ieri mattina in conferenza stampa da Biondi, «tornerà a votare a destra».
Neppure Americo Di Benedetto farà apparentamenti. Anche se fanno gola a entrambi i 1.049 voti di Trifuoggi e gli 823 di Silveri. «Non facciamo apparentamenti, la nostra squadra è questa», dice il candidato sindaco del centrosinistra. «Il nostro elettorato è compatto e abbiamo sfiorato la vittoria al primo turno. Noi siamo il cambiamento rispetto al passato», sottolinea Di Benedetto, che annuncia anche che si dimetterà da presidente della Gsa: «Comunque vada a finire, mi dimetto. Lo avevo detto prima della candidatura, quando mi avevano offerto il rinnovo per altri cinque anni. Ho detto no e ho accettato solo un anno per dare tempo all’azienda di organizzarsi».
«Abbiamo fatto un miracolo in questo primo turno: siamo andati contro una corazzata», dice Biondi, «loro avevano tutto a favore: hanno gestito centinaia di milioni di euro, si sono giocati Fare Centro, le graduatoria dei vigili urbani, i fondi per le case popolari, gli uffici in centro storico, la calmierazione dei costi degli affitti. È stato un consenso forzato che ha trainato Di Benedetto. L’11% che ci distanzia non mi preoccupa. Io e Di Benedetto al ballottaggio ripartiamo da zero. Anche perché loro hanno dato il massimo e sono arrivati a fine corsa, noi invece abbiamo ancora tanto slancio», afferma sicuro Biondi.
«È vero che le statistiche dicono che oltre l’8% di distacco il recupero è difficile. Ma ci sono casi, tipo quello della Appendino a Torino, in cui il risultato del primo turno, pur in presenza di un distacco notevole, è stato ribaltato. E poi io ho trainato le liste, perché ho preso oltre 1.200 voti in più della mia coalizione. Di Benedetto, invece, ha preso il 4% in meno. Senza contare che ci sono diversi dissidenti, come Angelo Mancini, Pierluigi Pezzopane, Luca D’Innocenzo, Lelio De Santis. Per questo ho grosse speranze nel ballottaggio», precisa Biondi. «E anche perché la città ha visto cosa è successo in questi ultimi dieci anni di amministrazione Cialente: il caos più totale. Basta guardare le scuole, la ricostruzione pubblica, la confusione in quella privata, la situazione del Progetto Case. Ho una buona opinione di Di Benedetto, ma il front-man del gruppo è sempre lo stesso: Pietro Di Stefano, Emanuela Iorio. Invece noi siamo il cambiamento vero, con 8 donne in consiglio comunale – oggi ce n’è solo una, Antonella Santilli – e sarebbe il dato più alto della storia».
Sulgli apparentamenti – ci sono altri 4 giorni di tempo per ufficializzarli – Biondi non ha dubbi: «Non faremo apparentamenti, sarebbe una mancanza di rispetto verso i nostri elettori e i nostri candidati».
Niente apparentamenti neppure per Carla Cimoroni, che entra da sola in consiglio con la coalizione sociale, sia in caso di vittoria di Di Benedetto, che di Biondi. Fuori discussione anche il M5S, che con Fabrizio Righetti per la prima rappresenta i cittadini in consiglio.
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