L'Aquila, fallimento Edimo: operai da mesi senza stipendio

La Fillea Cgil: "Il gruppo è impegnato in decine di cantieri della ricostruzione ma i pagamenti non arrivano e c’è chi deve incassare arretrati per 15mila euro"

L’AQUILA. Dietro il fallimento della Edimo spa ci sono anche le storie di tanti lavoratori che non prendono lo stipendio da mesi. Un paradosso nel paradosso, se si pensa che il gruppo Edimo opera nella ricostruzione, in quello che viene definito il più grande cantiere d’Europa. La vicenda degli stipendi arretrati, che in alcuni casi arrivano fino a 15mila euro, viene rilanciata con forza dalla Fillea-Cgil.

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«È incredibile pensare che la Taddei spa, con decine di cantieri aperti, possa pensare di fare richiesta all’Inps della cassa integrazione per crisi temporanea di mercato. Ancora più grave», sottolinea Cristina Santella, della segreteria Fillea-Cgil, «è che i propri dipendenti, che operano in quei cantieri della ricostruzione, non hanno gli stipendi pagati (per alcuni l’arretrato risale addirittura al 2013). Parliamo non di casi isolati, ma di impiegati e operai con un arretrato che, per alcuni, ammonterebbe a circa 15mila euro. La Fillea-Cgil ha denunciato, anche con azioni legali, il mancato pagamento delle retribuzioni, comunicando agli uffici preposti l’accaduto. Si stava cercando di trovare soluzioni, ma poi è arrivato il fallimento della Edimo spa, che controlla per il 98% la Taddei spa e nulla si è ottenuto».

Il patron del gruppo Carlo Taddei ha presentato al tribunale due ricorsi di concordato, per la Taddei spa e la Em969, chiedendo inoltre l’attivazione della cassa integrazione ordinaria per la Taddei spa e della cassa in deroga per la Em969. Per la Edimo spa si prospetta invece il fitto di ramo d’azienda.

Ma come si arriva a non pagare i lavoratori? Il sindacato ha ricostruito il sistema: «I soldi della ricostruzione», spiega Santella, «sono stanziati per ogni singolo cantiere e le somme sono destinate a tutta la filiera del cantiere: fornitori, subappaltatori e lavoratori. Per avere quei soldi la ditta presenta il Sal, lo stato di avanzamento lavori. Non pagare le retribuzioni non è un caso isolato. Infatti tutto questo accade nel cantiere più grande d’Europa, dove le imprese non si sentono obbligate a pagare gli stipendi, perché possono autocertificare di averlo fatto, senza dimostrare effettivamente l’avvenuto pagamento. Inoltre il Durc, il documento che accerta la regolarità dell’impresa, non prevede il pagamento del salario dei lavoratori, ma solo il versamento dei contributi».

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Ed è qui, per il sindacato degli edili, che parla di «peccato originale», che subentrano i problemi. «L’emendamento Sal 2013 prevede l’autocertificazione da parte dell’impresa di tutti i pagamenti, includendo l’elemento più importante della filiera della ricostruzione: lo stipendio dei lavoratori».

La Cgil e la Fillea avevano sollevato il problema già un paio di anni fa: «In questo modo è stato creato un alibi», conclude la sindacalista della Fillea, «per le imprese meno serie, quelle che non vogliono rispettare i contratti e non vogliono pagare i lavoratori. Oggi partecipiamo a un tavolo regionale, per porre riparo al fallimento della Edimo spa. Ma dove sono finiti i soldi? Se i lavoratori non sono stati pagati, se i subappaltatori non sono stati pagati, la domanda che poniamo con forza è più che fondata».

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