LA DOCCIA FREDDA

L’Aquila, Grandi rischi la protezione civile chiede i soldi ai familiari delle vittime

A pochi giorni dal sesto anniversario del sisma Gabrielli scrive ai parenti delle vittime per riavere indietro la provvisionale più gli interessi. Gli avvocati parte civile: è un gesto gravissimo

L'AQUILA. Arriva a pochi giorni dal sesto anniversario del sisma con un tempismo perfetto per rendere ancora più tesa l'atmosfera che circonda il momento più drammatico per la città. Una lettera firmata dal capo del Dipartimento di Protezione civile, Franco Gabrielli, ai familiari delle vittime del sisma coinvolti nel processo alla Commissione grandi rischi, in cui si chiede la restituzione delle somme provvisionali concesse dopo la condanna in primo grado dei sette membri della Commissione nella sua composizione all'epoca del sisma (la sentenza di primo grado del giudice Marco Billi aveva disposto, oltre alla condanna dei componenti della Cgr, anche il pagamento delle provvisionali alle parti civili, ndr). Con tanto di indicazione dell'Iban su cui versare le cifre "dovute".

Somme che, ora, con la sentenza d'Appello che ha assolto sei su sette degli imputati, le parti civili che ne hanno goduto devono restituire. «Atto di messa in mora e intimazione di pagamento», si legge nelle due pagine firmate da Gabrielli, che soltanto qualche giorno fa ha stretto mani e concesso parole di solidarietà ai familiari delle vittime del sisma e agli aquilani in occasione della cerimonia in Campidoglio per la consegna del premio di Laurea dedicato agli studenti scomparsi all’Aquila nel sisma del 2009, istituito fra gli altri dal Consiglio nazionale dei geologi. La lettera sta arrivando in questo giorni nelle case di alcune delle parti civili. Ancora non la riceve Vincenzo Vittorini: «Non ne sapevo niente, lo apprendo ora dagli organi di stampa», commenta, ricordando però che «c'è ancora da aspettare l'esito del ricorso in Cassazione».

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Per gli avvocati di parte civile «è un gesto gravissimo» che arriva dopo la sentenza d'Appello, lettere che sono cominciate ad arrivare «guarda caso prima della scadenza del ricorso in Cassazione, un paio di settimane fa, prima che il sostituto procuratore generale Romolo Como depositasse il ricorso in Cassazione contro la sentenza di secondo grado (contestualmente alla richiesta di rinvio a giudizio per l'allora capo della Protezione civile, Guido Bertolaso)». A sconcertare i legali è anche il fatto che «questi soldi non torneranno allo Stato, ma finiranno nelle mani di quegli avvocati che si fanno pagare 400mila per causa».

Le provvisionali dovranno essere restituite, secondo quanto si legge nella lettera della Protezione civile, insieme alle somme per le spese di giustizia e agli interessi legali maturati al 28 febbraio 2015. Una cifra totale che si aggira intorno agli 8 milioni di euro. Al di là del perfetto tempismo con cui le lettere stanno arrivando nelle case delle parti civili e ai loro legali, «tutto resta tecnicamente come prima», precisano gli avvocati, «proprio perché c'è il ricorso in Cassazione del quale si deve attendere l'esito».

Il capo della Protezione civile. «Dovremmo essere tutti più onesti nel prendere visione delle cose: mettendo in disparte ogni considerazione sul dolore e le sofferenze delle famiglie delle vittime, che attiene all'uomo Franco Gabrielli, come funzionario ho dalla mia una tempestività mai vista nell'applicazione della sentenza di primo grado senza aspettare la Cassazione: mi sembra ingiusto, perciò, che oggi si dica che dopo la sentenza di secondo grado avremmo dovuto attendere la Cassazione». Così il capo dipartimento della Protezione civile, Gabrielli, sulla vicenda della lettera in cui chiede la restituzione dei risarcimenti provvisionali disposti ai famigliari delle vittime del sisma del 6 aprile 2009 dopo la sentenza di primo grado del processo alla Commissione Grandi Rischi.

«Non abbiamo chiesto indietro 7,8 milioni (il totale delle somme disposte dal giudice Marco Billi, ndr), abbiamo richiesto indietro, e sono circa 2 milioni, le somme solo per le persone per le quali non sono state riconosciute in secondo grado le responsabilità dei condannati», prosegue Gabrielli in riferimento alla posizione dell'ex vice capo dipartimento Bernardo De Bernardinis, l'unico non assolto, con condanna ridotta da sei a due anni di reclusione, nel processo di appello che il 10 novembre 2014 ha visto le assoluzioni degli altri sei condannati. «Terza questione, sono un funzionario dello Stato e devo rispettare le regole - prosegue ancora il capo dipartimento - come solerte sono stato nel primo grado, solerte devo esserlo nel secondo. Potevo essere accusato di poca sensibilità se fossi stato intempestivo nel primo grado e non nel secondo, ma con tutta la strumentalizzazione possibile, non è stato così».

La Protezine civile: "Applichiamo la sentenza". «Lo Stato non sta "battendo cassa", ma semplicemente applicando la sentenza stessa rispettando i tempi indicati. Esattamente come si fece dopo il verdetto di primo grado». A precisarlo in una nota il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile in merito alla richiesta di restituzione della provvisionale ad alcuni dei famigliari delle vittime del sisma dell'Aquila dopo la sentenza della Corte d'Appello dell'Aquila che ha assolto sei componenti su sette della Commissione Grandi Rischi.

«Infatti, nell'ottobre 2012, dopo la condanna dei sette imputati - si prosegue nella nota - il Tribunale de L'Aquila dispose il pagamento di una provvisionale complessiva di 7,8 milioni di euro ai 55 eredi delle 29 vittime riconosciute dalla sentenza e il Dipartimento della Protezione Civile diede immediato seguito a quanto indicato. Quindi, così come fatto allora, anche oggi il Dipartimento, richiedendo la restituzione delle provvisionali (per circa 2,5 milioni di euro complessivi) agli eredi delle 14 vittime per le quali è stata riformata la sentenza di primo grado (vittime per le quali la morte non è stata attribuita al comportamento colposo dell'unico condannato), sta semplicemente dando seguito alla decisione dei giudici». «Quello che il Dipartimento della Protezione Civile si ritrova a fare oggi, dunque, pur comprendendo e rispettando il dolore dei familiari - si sottolinea nella nota - non è altro che l'applicazione di una sentenza che dispone la restituzione del denaro che a suo tempo venne versata alle parti civili con solerzia e immediatezza senza peraltro attendere la decisione della Cassazione».