L'Aquila, i parenti delle vittime contro Gabrielli

L’AQUILA. Le dichiarazioni del capo della Protezione civile, Franco Gabrielli in occasione della sua testimonianza al processo contro i sette componenti della commissione Grandi Rischi hanno arroventato il clima intorno alla delicatissima vicenda giudiziaria. Molti ci sono rimasti male. «Qui si stanno travisando le cose», afferma il deputato Giovanni Lolli, «non è possibile scaricare su altri come stampa o sindaco le accuse che al momento ricadono su altri. Non si deve dimenticare che le rassicurazioni ci sono indubbiamente state ed è stata tradita la fiducia della gente. Ora non voglio entrare in valutazioni di natura giuridica che non mi spettano ma le parole del capo della protezione civile mi sembrano fuori luogo ».

Sulla stessa falsariga le parole di Antonietta Centofanti portavoce dei Comitato dei familiari delle vittime della Casa dello studente. «Non ci sono parole» ha affermato «per descrivere le mie valutazioni sulla deposizione di Gabrielli. Lui ha detto di essere toccato profondamente dalla tragedia che ci ha colpito ma io sono certa che al di là di quello che dice non è certo un amico dell’Aquila come vuole far credere». «Del resto abbiamo già visto grazie alle intercettazioni di Bertolaso, suo predecessore», aggiunge, «che la Protezione civile ha badato troppo spesso ad operazione mediatiche e non c’è posto per altro. Le sue sono state soltanto delle affermazioni di parte e basta dalle quali ci sentiamo offesi».

Anche tra gli avvocati di parte civile c’è malumore. Se ne fa carico l’avvocato Angelo Colagrande il quale ha una sua tesi ben precisa. «Purtroppo » dice «le udienze per questo importante processo si tengono a Bazzano in una zona non frequentata e l’aula è priva persone che non siano addetti ai lavori. Se il processo si fosse tenuto in un palazzo più facilmente raggiungibile dagli aquilani, in una grande aula gremita di persone con tanti parenti e amici delle vittime, forse alcuni testimoni sarebbero molto più prudenti nel rilasciare deposizioni di questo tenore».

Duro anche l’intervento di Fabrizio Giustizieri esponente di Sel. «Quindi la colpa è dei giornali e della mala informazione » dice «la colpa consisterebbe nell’aver detto che la famosa frase potete bere un bicchiere di Montepulciano è stata pronunciata a seguito della riunione della Cgr e non prima della stessa. Come mai non viene invece analizzato a cosa è servita la venuta della Commissione Grandi Rischi a L’Aquila? Come mai un organismo istituito per legge e facente organicamente parte del Servizio nazionale della Protezione Civile, con funzioni consultive e propositive, viene in una città soggetta ad un prolungato sciame sismico e con una buona probabilità di essere vittima di un evento catastrofico, a tenere un accademico discorso sui terremoti in genere, affermando sostanzialmente che il terremoto può fare o può non fare e che nella imprevedibilità non si può dire nulla di più?». «E’ normale» aggiunge «che la prevenzione, la consultazione, la proposta si traducano in accademia? E’ vero che non si possono prevedere i terremoti ma è altrettanto vero che, con una certa attenzione ed un certo studio, se ne possono prevedere le conseguenze e si possono impostare le azioni per aumentare il livello di sicurezza. Perché non è stato raccomandato agli aquilani di far controllare le proprie case? Perché quelle piccole nozioni di buon senso edilizio non ci sono state fornite prima?».

Duro anche Giampaolo Giuliani tecnico esperto del radon. «Gabrielli », afferma, «ebbe a dire che sul banco degli imputati avrei dovuto esserci io, figuriamoci, quindi, cosa posso pensare di lui. La magistratura farà giustizia sui veri colpevoli. Inoltre è sbagliato che la Protezione civile sia diretta da una persona che ha competenze diverse da quelle per le quali è chiamato ad operare».

© RIPRODUZIONE RISERVATA