L'Aquila, l’ombra dei Casalesi sulla ricostruzione: un arresto 

Preso in città un imprenditore vicino al clan malavitoso: lavora in un cantiere. È accusato di tentato omicidio a Caserta. I Pm: è contiguo ai clan della camorra 

L’AQUILA. Era probabilmente riuscito a eludere i controlli contro le infiltrazioni malavitose negli appalti ma la sua vicinanza al clan dei Casalesi gli è stata fatale. I carabinieri, infatti, in esecuzione di un ordine di arresto della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, hanno arrestato Fabio Monaco, 39enne di Casal di Principe, ritenuto «contiguo» al clan dei Casalesi del gruppo Bidognetti, titolare di un’impresa edile che sta svolgendo lavori di ricostruzione all’Aquila. Monaco è ora rinchiuso nel carcere delle Costarelle in quanto accusato di un tentato omicidio commesso in Campania.

Le accuse a suo carico sono pesantissime e va precisato che insieme a lui è finito in cella anche Alessandro Cirillo, 37enne di Casal di Principe, affiliato ai Casalesi.

I due, più in particolare, sono ritenuti responsabili di tentato omicidio e detenzione illegale di armi con l’aggravante di avere agito al fine di agevolare il sodalizio camorristico. Il provvedimento cautelare è la conseguenza di investigazioni basate anche sulle dichiarazioni di alcuni pentiti.

Secondo gli investigatori Cirillo, nella veste di mandante, essendo già introdotto tra i Casalesi, e Monaco, in qualità di «specchiettista» avrebbe avuto il compito di individuare la vittima del tentato omicidio, incarico che, se ben portato a termine, gli avrebbe garantito l’affiliazione al succitato gruppo camorristico. Obiettivo del fallito attentato, risalente al 2001, sarebbe stato Francesco Panaro, detto «’o scagnato», esponente del gruppo criminale Cantiello-Tavoletti, formato da affiliati fuoriusciti dal gruppo Bidognetti.

In relazione a questa specifica vicenda sono state già giudicate e condannate sei persone.

Suscita inevitabilmente forti apprensioni il fatto che Monaco, dopo il blitz nella sua abitazione aquilana, sia stato trovato in possesso di una pistola calibro 9 di fabbricazione Ceca, con la matricola abrasa, e completa di ben cinquanta munizioni da guerra.

Monaco, dunque, è stato catturato all’Aquila dal personale del comando provinciale dei carabinieri di Caserta in collaborazione con personale del Nucleo operativo radiomobile e del comando provinciale aquilano che hanno individuato il luogo dove il sospettato abitava.

Le indagini dei carabinieri puntano adesso a individuare, mediante controllo chimico e balistico, la provenienza dell’arma, in particolare a chi sia stata sottratta, e se sia stata adoperata per commettere qualche delitto. A Monaco, infatti, gli investigatori hanno contestato il porto e detenzione abusiva di armi e la ricettazione. Il campano finito in manette è nativo di Casal di Principe (Caserta) ma risulta residente a Sant’Agata Bolognese, area geografica dove si sono insediati ormai da diversi anni molti suoi conterranei

Nei prossimi giorni l’uomo dovrebbe essere interrogato, per rogatoria, dai magistrati aquilani che poi riferiranno all’autorità giudiziaria di Napoli che ha in mano l’indagine. Infatti i due arresti sono stati firmati da uno dei giudici per le indagini preliminari del tribunale di Napoli.

Monaco, che ha iniziato a lavorare come muratore, negli anni successivi ha messo su una piccola impresa edile con la quale è sbarcato all’Aquila ottenendo qualche lavoro nella ricostruzione.

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