La città onora i 9 Martiri a 71 anni dall’eccidio

Oggi le cerimonie promosse dal Comune a ricordo della strage nazifascista Avevano tra i 18 e i 20 anni, furono costretti a scavarsi la fossa e fucilati

L’AQUILA. Oggi la municipalità aquilana renderà omaggio alla memoria dei Nove Martiri aquilani, in occasione del 71esimo anniversario dell’eccidio. Ecco il programma della commemorazione.

Alle 9,30, nel piazzale dell’ Iis «Amedeo di Savoia duca d’Aosta», inno nazionale, alzabandiera e deposizione di una corona d’alloro a cura dell’Iasric, Istituto abruzzese per la storia della Resistenza e dell’Italia contemporanea in ricordo, in particolare, di Fernando Della Torre, studente ebreo diplomatosi al Regio Istituto Industriale. Seguiranno i discorsi delle autorità.

Alle 10,30, nella caserma Pasquali-Campomizzi, il sindaco Massimo Cialente deporrà una corona d’alloro nel luogo in cui i nove martiri giovinetti furono trucidati.Alle 11,30, deposizione della corona d’alloro davanti al monumento dedicato ai IX Martiri Aquilani, nel cimitero monumentale dell’Aquila. A mezzogiorno, stessa cerimonia davanti al cippo commemorativo dei IX Martiri Aquilani, all’inizio dell’omonimo sentiero di Madonna Fore.

«Si chiamavano», si legge in una nota del Comune, «Bruno D’Inzillo, Bernardino Di Mario, Fernando Della Torre, Carmine Mancini, Giorgio Scimia, Francesco Colaiuda, Anteo Alleva, Sante Marchetti, Pio Bartolini e avevano tutti tra i diciotto e vent’anni. Dopo l’8 settembre 1943 si erano uniti ai partigiani che cercavano di respingere le truppe di occupazione tedesche. Per sfuggire ai rastrellamenti si erano rifugiati sulle montagne di Collebrincioni. Furono catturati dopo una delazione e condotti nella caserma Pasquali, dove, dopo essere stati costretti a scavarsi la fossa, furono fucilati. I loro corpi furono rinvenuti solo dopo la liberazione della città dell’Aquila, avvenuta il 13 giugno 1944, e successivamente ricomposti nella scuola elementare “De Amicis”, dove ricevettero l’omaggio della cittadinanza. D’Inzillo era figlio di un colonnello dell’esercito, aveva da poco terminato gli studi liceali e desiderava iscriversi a Medicina. Aveva scritto una raccolta di versi dal titolo “Retoriche cosmiche”; Della Torre era originario di Sulmona e apparteneva a una famiglia di origini ebraiche. Diplomato all’Istituto industriale, era rimasto orfano e aveva trovato un impiego; Scimia era uno studente dell’ultimo anno del Magistrale e sognava di diventare aviatore; Mancini era il più caro amico di D’Inzillo e, come lui, scriveva poesie e si accingeva a iscriversi a Medicina; Di Mario frequentava l’Industriale e fu l’ultimo a morire poiché non venne ucciso subito dalla scarica di fucili».

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