La denuncia del primario: basta certificati strategici in ospedale 

Marinangeli (Rianimazione) sollecita le verifiche Asl e chiede al personale un atteggiamento etico Ma la Cgil ribatte al manager Testa: «Molti dipendenti sono anziani e si lavora senza protezioni»

L’AQUILA. «In questo momento a mancare è il personale piuttosto che le attrezzature». Anche il primario del reparto di Rianimazione dell’ospedale San Salvatore Franco Marinangeli richiama alla responsabilità medici e operatori sanitari, dopo che il manager dell’Asl Roberto Testa ha annunciato una verifica sull’alto tasso di assenteismo, nelle corsie ospedaliere e negli uffici amministrativi, registrato in piena emergenza coronavirus. Marinangeli ha chiesto controlli sui certificati definiti “strategici”, sia nei confronti dei medici che li firmano, che dei pazienti. Intanto la Cgil stigmatizza «le pochissime comunicazioni e dichiarazioni, pubbliche o istituzionali, rilasciate dal direttore generale, tutte legate da un unico filo conduttore, quello di ostentare esclusivamente il suo lavoro e scaricare le responsabilità in capo ad altri». In merito alle visite fiscali disposte, il sindacato ricorda a Testa che «ci sono dipendenti messi in ferie forzate, altri con patologie a rischio e che il 20,2% del personale ha un’età compresa tra i 60 e i 64 anni».
IL RICHIAMO DI MARINANGELI. A sollecitare le verifiche nella Asl aquilana è stato dunque anche il primario di Rianimazione: «Ho chiesto all’Azienda sanitaria, laddove ci siano certificati strategici, di fare i dovuti controlli con le istituzioni preposte, sia nei confronti del medico sia nei confronti del paziente. Questo fenomeno infanga la dignità della categoria», sottolinea Marinangeli, «che nella stragrande maggioranza sta onorando la missione: non deve accadere che per alcuni ci rimetta la faccia chi lavora, vorrei che si facesse chiarezza sui comportamenti». Il fenomeno dell’assenteismo riguarderebbe anche le strutture in prima linea nell’emergenza coronavirus. «Faccio appello a un atteggiamento etico», aggiunge Marinangeli. «Questa situazione non piace a nessuno, ognuno vorrebbe andare a lavorare solo in tempi di pace, però quando capita la “guerra”, non dobbiamo dimenticarci del giuramento di Ippocrate. E, siccome ci siamo impegnati tutti, ognuno si metta una mano sulla coscienza. Poiché al momento stanno arrivando numerosi certificati, bisogna mettere in campo i dovuti controlli per evitare che questa situazione venga strumentalizzata, altrimenti anche chi sta lavorando in trincea si sentirà solo e meno motivato: se si sceglie di fare questo mestiere non si può mandare un certificato a cuor leggero». Marinangeli evidenzia anche la difficoltà di reperire medici, infermieri e altri operatori tramite avvisi pubblici: «Ma professionisti qualificati e formati, da utilizzare in strutture in prima linea nell’emergenza, non si inventano: quindi non si può perdere nessuno».
LE DOMANDE DELLA CGIL. I segretari generali della Cgil e della Fp-Cgil, rispettivamente Francesco Marrelli e Anthony Pasqualone, dopo aver presentato due esposti in Procura, tornano a chiedere a Testa «se è a conoscenza che i lavoratori stanno prestando la loro opera senza la dovuta protezione e che in numerosi casi il personale stesso sta provvedendo ad acquistarlo autonomamente». Anche sull’assenteismo pongono una serie di domande al manager: «È consapevole che il 20,2% del personale ha un’età compresa tra i 60 e i 64 anni di, che il 23,2% ha un’età che varia tra i 55 ed 59 anni e che il 19,6 % ha tra i 50 e i 54 anni di età? È altresì consapevole del fatto che se un lavoratore è in malattia (diritto costituzionalmente garantito) ci sarà stato un medico che ha certificato lo stato di salute dello stesso? Si sta forse affermando che i medici abbiano dichiarato il falso?». Poi chiedono: «Sa che molti dirigenti aziendali hanno posto in ferie d’ufficio tanti lavoratori, addirittura anticipando le ferie non ancora maturate? Sa che a norma del decreto sono stati sospesi i congedi ordinari e che quindi si stanno violando le norme? È consapevole che, nonostante le dichiarazioni rilasciate anche da alcuni dirigenti sanitari, i tamponi non sono stati effettuati nemmeno a quel personale altamente esposto al rischio di contagio?». Marrelli e Pasqualone, infine, rimarcano «che gli operatori sanitari sul territorio lavorano senza dispositivi di sicurezza, che i pazienti cronici sono stati abbandonati, che numerosi cittadini stanno rinunciando alle cure e che gli uffici sono ancora pieni di personale, che invece potrebbe lavorare in smart working».
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