La diocesi si difende: «Appalti, tutto in regola»

Dopo le accuse dell’associazione costruttori sull’esclusione delle ditte aquilane nessuna proroga dei termini per la Cattedrale. Frattale: «Manca la chiarezza»

L’AQUILA. «La Curia non intende affatto escludere le imprese locali e non vi è alcuna guerra in atto con esse».

Con una nota ufficiale, a firma dell’Ufficio comunicazioni sociali, l’Arcidiocesi metropolitana dell’Aquila replica alle accuse dell’Ance che, nei giorni scorsi, aveva puntato l’indice contro «il mancato coinvolgimento delle aziende aquilane nella ricostruzione dell’ingente patrimonio ecclesiastico danneggiato dal sisma». Patrimonio che rappresenta la magna pars del centro storico della città da ricostruire.

LA LINEA DELLA CURIA. In prima battuta, la Curia aveva preferito non replicare alle affermazioni del capo dei costruttori aquilani che senza mezzi termini aveva parlato di «aziende aquilane discriminate». Solo ieri è arrivata una nota dell’arcidiocesi. «Qualche giorno fa», si legge nel comunicato ufficiale, «è giunta una missiva del presidente provinciale dell’Ance Gianni Frattale, con la quale si chiedeva un intervento dell’arcivescovo dell’Aquila, monsignor Giuseppe Molinari, in modo che il consorzio Sant’Emidio rivedesse alcuni punti del bando pubblicato, al fine di consentire la partecipazione alla gara a imprese prive dei requisiti richiesti. Interessati anche direttamente dall’Ance con altra missiva, il presidente del Consorzio, Augusto Ippoliti, e il responsabile dei lavori, l’ingegner Masci, hanno spiegato che il testo del bando è stato redatto considerando la particolare tipologia di lavori da eseguirsi, nonché le qualità tecniche e finanziarie che l’aggiudicatario deve possedere a garanzia dell’esatta esecuzione delle opere». La Curia ricorda «che la gara è stata bandita per permettere, nella massima trasparenza, a imprese sia italiane che europee di parteciparvi: la selezione diretta senza prequalifica, pur consentita dalla legge e modus operandi normale dei vari consorzi obbligatori, non è stata reputata garanzia sufficiente in ragione degli importi in gioco, nonché della provenienza dei fondi pubblici. La peculiare importanza, non solo da un punto di vista artistico, ma religioso e sociale, che la ricostruzione degli immobili ricadenti nell’aggregato edilizio di piazza Duomo rappresenta, richiede infatti una più che mai attenta scelta dell’operatore economico aggiudicatario: le procedure d’individuazione devono, quindi, essere trasparenti e rigorose». Fin qui la replica della Curia.

TERMINI SCADUTI. Ieri, intanto, sono scaduti i termini della preselezione per l’aggregato di Sant’Emidio, che comprende la cattedrale dei santi Massimo e Giorgio e l’Arcivescovado. Preselezione pubblicata solo sul quotidiano economico «Il Sole 24 ore». Una scelta, quest’ultima, contestata dall’Associazione costruttori, come la decisione di «limitare il campo d’azione per l’offerta delle imprese, inserendo parametri eccessivamente restrittivi, che», secondo i Costruttori, «consentirebbero l’accesso alla gara di pochissime ditte in Italia».

«SERVE CHIAREZZA». L’Ance, intanto, attende di conoscere quali società abbiano risposto al bando. «Mi aspettavo una decisione positiva rispetto alla nostra richiesta di prorogare i termini della preselezione», afferma il presidente dei costruttori Gianni Frattale, «ma così non è stato. Abbiamo riscontrato una mancanza di sensibilità da parte della Curia e della cittadinanza nei confronti dell’imprenditoria locale che crea occupazione».

I NUMERI. Frattale snocciola qualche dato: alla ricostruzione post-sisma stanno lavorando circa mille ditte provenienti da 68 province. «Le società che arrivano da fuori», incalza Frattale, «lasceranno all’Aquila solo le briciole. Il tutto mentre le nostre imprese annaspano». Frattale conclude: «Aspettiamo di valutare la risposta delle imprese alla preselezione. Poi riunirò il consiglio e valuteremo se segnalare l’accaduto alle alte cariche ecclesiastiche».

Monica Pelliccione

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