La fontana simbolo della Grande Aquila

Fu voluta dal regime fascista, per gli aquilani oggi è la «Luminosa». Iniziato il restauro che si concluderà nel 2014

L’AQUILA. Per gli aquilani è sempre stata la “Fontana Luminosa”, ma solo dal 2000 lo è di “legge”. Alla sua nascita il nome era quello di Fontana monumentale di Piazza della Genca. A volerla nel 1933 fu il podestà Adelchi Serena ma sorgerà cinque anni più tardi sotto il podestà Giovanni Centi Colella. Una rotonda di marmo e al centro un basamento dello stesso materiale con la scultura bronzea di due donne che sorreggono una conca da cui esce l’acqua. Quel monumento Serena lo volle per portare a compimento il progetto di “Grande Aquila”.

Oggi il monumento è in fase di restauro, e nei giorni scorsi all’Aquila si è tenuto un convegno, organizzato dagli Amici dei Musei e dei beni ambientali per illustrare la storia e il futuro della fontana. Memoria storica, basata su materiali degli archivi del Comune, di Stato, della Provincia, è lo storico Amedeo Esposito. «La città del ventennio o della “Grande Aquila”», racconta, «fu quella ideata e attuata da Adelchi Serena, per la quale furono rase al suolo le mura cittadine al Nord e al Sud della città. L’emblema di questa città fascista fu il monumento che da sempre chiamiamo “Fontana Luminosa”». Secondo gli studi fatti da Esposito Piazza della Genca, che poi divenne Piazza del Littorio, era il punto di riferimento di una città divisa in cinque aree: la villa Comunale, il quartiere “bene”, via Sallustio “il Vicolaccio”; il quartiere Costanzo Ciano, poi Giacomo Matteotti, ora Santa Maria di Farfa, il tratto superiore di corso Vittorio Emanuele tra i due palazzi littoriani gemelli e l’attuale Valle Pretara (all’epoca Quartiere Eritrea). Nel progetto di Serena la piazza era il luogo da cui la città si apriva verso il Gran Sasso, nella direttiva turistico-sportiva che univa così lo Stadio, nato allora, ai campi da sci. L’obiettivo, non secondario, della realizzazione della Fontana era anche risanare quell’area all’epoca degradata. La Fontana senza dubbio è stata emblema dell’epoca fascista, tanto che in età repubblicana venne eliminata la targa con i simboli del fascio, ma più di tutto è un monumento di grande valore storico e un luogo di riferimento per gli aquilani. Con l’avvento della Repubblica, emblema dell’Aquila tornarono a essere le 99 Cannelle, come dalla fondazione della città. A decidere che la fontana sarebbe stata luminosa fu Centi Colella che, in seguito a un soggiorno a Prato, dove una fontana “luminosa” accoglieva i visitatori, decise di importare quella scelta.

Oggi la fontana è in fase di restauro grazie agli accordi tra Direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici dell’Abruzzo, Associazione nazionale alpini e Comune. Ciò che si è scoperto all’inizio dei lavori è che il monumento non gode di ottima salute. Esposto continuamente ad agenti atmosferici, oggi presenta aggressioni vegetali, corrosione dei metalli, danni da smog, presenza di ossidi di metallo che non dovrebbero essere presenti, e danni da interventi precedenti non congrui. Incredibilmente, all’interno della conca di bronzo retta dalle statue, c’è il cemento. Con la progettazione e la direzione dei lavori dell’architetto Gianfranco D’Alò e della storica dell’arte Biancamaria Colasacco, per il ministero dei Beni culturali, si lavora a un restauro. L’ultimo intervento sulla fontana, ma non si trattava di restauro, risale al 2000. Tra le opere in atto anche la messa a norma dell’impianto elettrico. I lavori sono realizzati dalla ditta Luigi Franchi, specializzata in restauro opere d’arte, con 34mila euro del Comune e 94 mila dall’Associazione nazionale alpini (Ana). La piazza che ospita la Fontana, nel tempo, è diventato luogo patrio: nel 1954 la sezione Abruzzi dell’Ana appone sulla facciata di uno dei due palazzi littori la targa dedicata alle medaglie d’oro alpini abruzzesi, e quasi contestualmente sulla stessa facciata fu posta la nuova denominazione repubblicana: “Piazza Battaglione Alpini L’Aquila”. Come ha deciso in via definitiva nel 2000 la Soprintendenza per i beni architettonici, artistici e storici, l’opera è “Fontana Luminosa, progettista ingegnere Berardino Valentini, scultore Nicola D’Antino”. La fine dei lavori di restauro è prevista per il 2014.

Barbara Bologna

©RIPRODUZIONE RISERVATA