La scuola dei cervelloni diventa stabile

Il Gran Sasso Institute struttura superiore universitaria come la Normale di Pisa. Il ministro Giannini: «Il governo ci crede»

L’AQUILA. Da ieri il Gran Sasso Science Institute è ufficialmente una scuola superiore universitaria. A suggellare un percorso durato quattro anni, la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto che porta il Gssi fuori dalla fase sperimentale, inserendolo nel novero dei centri di eccellenza più prestigiosi d’Italia, come la Scuola Normale e la Sant’Anna di Pisa, l’Imt di Lucca, la Sissa di Trieste e lo Iuss di Pavia. A recare materialmente la copia della Gazzetta, e a firmarla di suo pugno, è stato il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini.

CHI C’ERA. Ad attendere il ministro, oltre al direttore della scuola Eugenio Coccia, la senatrice Stefania Pezzopane, il vicepresidente della giunta regionale Giovanni Lolli, il presidente del consiglio regionale Giuseppe Di Pangrazio, il sindaco Massimo Cialente, la rettrice Paola Inverardi, il presidente dell’Infn Fernando Ferroni, il presidente di Anvur (l’organismo di valutazione delle università) Andrea Graziosi. Prima della cerimonia il direttore Coccia, e il presidente Di Pangrazio, hanno siglato l’atto con il quale la Regione concede al Gssi l’edificio ex Gil (dove si trovava la nuova aula consiliare), a fronte del pagamento di un canone annuo di trentamila euro.

COME FUNZIONA. Attualmente l’istituto conta 120 giovani ricercatori. Il numero delle richieste, ha spiegato il direttore Coccia, cresce di anno in anno. Per accedere ai quattro dottorati di ricerca in fisica astroparticellare, matematica declinata alle scienze sociali e naturali, in computer science e studi urbani, occorre possedere uno o più titoli universitari di durata complessiva minima di quattro anni, e dimostrare una buona conoscenza della lingua inglese valutata con il sistema Ielts. La prima selezione si basa sui titoli. Poi c’è un colloquio, in lingua inglese, volto ad approfondire la valutazione delle conoscenze e le competenze possedute da ciascun candidato. La prova orale può essere sostenuta anche in videoconferenza, ma la scuola può ospitare gli aspiranti ricercatori per tutto il tempo necessario. Al termine della procedura viene stilata una graduatoria e soltanto i più bravi sono ammessi a frequentare i dottorati di ricerca. La scuola è aperta a studenti di tutto il mondo, purché in possesso dei titoli universitari richiesti. Non è un caso se il 55% dei giovani proviene dall’estero.

«CI CREDIAMO». «Il governo», ha detto il ministro, «ha fortemente creduto in questa scuola di dottorato, coerente con la volontà di scommettere sulla ricerca come tassello di una nuova identità produttiva del Paese. Il Gssi rappresenta un polo di eccellenza che innalza il livello di internazionalizzazione del sistema della ricerca nazionale, e che ha già contribuito al progresso della scienza con scoperte sensazionali, come quella sulle onde gravitazionali. L’Abruzzo e L’Aquila devono essere orgogliosi di ospitare questa scuola». Importante anche la dotazione economica che il Gssi riceverà per finanziare le attività, e che per il prossimo triennio si attesta sui 27 milioni. Un risultato, come hanno sottolineato il sindaco Cialente e la senatrice Pezzopane, che non era né semplice, né scontato da ottenere. Per Lolli «il Gssi, di cui l’università è il cuore pulsante, è un progetto di grande qualità, che mette in sinergia tutto quello che abbiamo di buono». Nel corso della cerimonia cinque giovani post doctor che studiano al Gssi, hanno illustrato le attività di ricerca nelle quali sono impegnati in collaborazione con il laboratorio di fisica nucleare dell’Infn: dalla matematica applicata alla medicina, con un algoritmo che ha consentito di capire che le valvole aortiche artificiali sono meno “performanti” rispetto a quelle biologiche, alle reti di connessione, alla materia oscura. Si tratta di Valentina Gingardi, Valentina Meschini, Gianlorenzo D’Angelo, Stefano Davini e Karoline Schäffner.

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