Lavori case E, scontro tra imprese "Le ditte locali sono penalizzate"

Guerra a tutto campo tra le imprese ricostruttrici, in ballo ci sono milioni. Lo scontro è tra ditte dell'Aquila e della zona del cratere e quelle che vengono da fuori provinciae fuori regione per avere l'appalto

L'AQUILA. E' una guerra a tutto campo quella tra le imprese edili dell'Aquila e della zona del cratere e quelle venute da fuori provincia e fuori regione per l'aggiudicazione dei cospicui appalti per la ricostruzione degli appartamenti ed edifici privati seriamente danneggiati dal terremoto e classificati E. In ballo ci sono milioni.

Si tratta di voci talvolta anche sommesse che, però, trovano conferma ufficiale dal presidente provinciale dell'Associazione costruttori edili (Ance), Filiberto Cicchetti. Ma andiamo per ordine. Sul piatto ci sono affidamenti privati, cospicui, decisi dagli stessi proprietari ma in particolare dagli amministratori di condomini, per lavori sganciati da procedure di appalti pubbliche. Visto che siamo di fronte ad un affare di svariate decine di milioni di euro con molte ricostruzioni ex novo di strutture demolite, la competizione è serrata.

Già in questa prima fase con l'affidamento dei primi incarichi milionari, si è registrato più di un mugugno, soprattutto da parte di aziende ed imprenditori aquilani per alcune esclusioni, nel corso di tese assemblee di condominio, non motivate da questioni legate alla completezza della proposta progettuale e realizzativi. Con questo clima è facile ipotizzare controversie legali.

LA DENUNCIA. «Sta accadendo troppo spesso che, a parità di condizioni, condomini o rappresentanti di condominio hanno affidato il lavoro a una ditta di fuori» denuncia un piccolo imprenditore della zona del cratere che vuole restare anonimo, «evidentemente, le aziende non aquilane hanno più argomenti extra professionali per convincere la clientela.

Gli aquilani dovrebbero puntare alla qualità e alla professionalità per vedersi garantita una ricostruzione a regola d'arte e, nello stesso tempo, privilegiare le aziende organizzate del territorio colpito dal sisma». Gli imprenditori hanno chiesto l'intervento delle associazioni di categoria. Del resto non esiste una regola che prevede l'affidamento ad imprese aquilane a parità di condizioni.

PRESIDENTE ANCE
. Cicchetti, da noi contattato, è perentorio. «Il problema esiste», dice, «e anche noi abbiamo avuto dai nostri associati delle lamentele in tal senso. La gente, comunque, deve fare anche delle considerazioni. Nel senso che sono venute delle imprese da fuori regione sbandierando dei curricula di prestigio. In alcuni casi si tratta certamente di ditte serie ma altre sono improvvisate e non valgono quelle nostre.

Tra l'altro le imprese edili locali hanno una storia che tutti possiamo conoscere, è facile informarsi e avere delle referenze. Molto meno facile è fare queste verifiche per chi viene da fuori. Comunque a breve anche noi prenderemo una posizione ufficiale su questo argomento ma occorre ricordare alla gente che ci sono imprese locali in grado di fornire eccellenti garanzie».

C'è anche l'intervento del presidente di Confartigianato Abruzzo, Angelo Taffo, che nel rivolgere un appello al commissario per la ricostruzione, Gianni Chiodi, teso al reperimento di maggiori risorse per il rilancio della zona del cratere, ha rappresentato l'istanza di «guardare con occhio particolarmente attento alla ricostruzione della città dell'Aquila, al fine di evitare che soltanto le imprese di fuori possano monopolizzare tali attività». «L'aquilanità non è un criterio di preferenza nella scelta delle ditte per la ricostruzione nei condomini del capoluogo» conferma Mauro Basile, presidente provinciale dell'Associazione nazionale amministratori condominiali e immobiliari (Anaci), «per i condomini» spiega «sono fondamentali altri aspetti, soprattutto le garanzie». Stando all'esperienza di Basile, insomma, nelle infuocate assemblee per far partire i lavori non si bada alla provenienza geografica dell'impresa. «Non viene chiesto» continua «se è aquilana ma si presta invece attenzione soprattutto alla solidità dell'impresa, all'offerta, alla garanzia che i lavori possano proseguire senza sosta, eccetto magari problemi di cattivo tempo.

Del resto, non potrebbero certo bastare le sole aziende aquilane per far fronte all'intero processo di ricostruzione». Nell'immediato dopo-sisma, all'opportunità di favorire le aziende nostrane qualcuno ci aveva pensato. «E' vero» aggiunge Basile «si pensava di far ripartire l'economia aquilana ma ora è passato più di un anno, la ricostruzione sta partendo adesso e lavoro ce n'é per tutti. Ripeto, quello che conta sono le garanzie». L'assessore alla ricostruzione, Pietro Di Stefano, tiene a precisare che molte imprese aquilane sono serie ma per quanto riguarda le case E, ma della zona rossa, ribadisce che ancora non si sa se ci sarà un appalto o l'affidamento diretto. E comunque c'è spazio ancora per molte imprese.

RICORSO AL TAR. E qui si innesta il ricorso al Tar presentato dall'avvocato Cesidio Gualtieri contro le linee guida che prevedono per la zona rossa l'affidamento del lavori per gara di appalto. I tempi per saperne qualcosa non sono brevi. «Si andrà direttamente al merito» dice il legale aquilano, «per cui una risposta non l'avremo prima del periodo autunnale. Del resto chiedere una sospensiva era inutile visto che non ne esistono i presupposti di urgenza. Inoltre abbiamo dovuto rivolgerci al Tar del Lazio visto che il commissario per la ricostruzione è considerata una emanazione della presidenza del consiglio dei ministri».

© RIPRODUZIONE RISERVATA